sabato 30 marzo 2013

La verità

Al termine di una settimana molto faticosa, lavorativamente parlando, mi trovo sulla metropolitana milanese in un giorno di pioggia.
Umidità e un'accozzaglia di varia umanità mettono come di consueto alla prova la mia pazienza già sovrastimolata da una sequela di grane assolutamente ridicole, ma non meno seccanti.
 
Schiacciata da borse e gomiti, impossibilitata ad annullarmi nel mio romanzo per questioni di equilibrio, non so come fare passare tutti quei minuti che mi separano da Porta Genova.
Volgo lo sguardo, dopo averlo fatto rotolare in giro, dentro di me, alla ricerca di uno spazio di ricreazione dall'invadenza del mondo circostante.
Con il mio sguardo ermeticamente volto verso terra mi chiedo: -Cos'è la verità?-
 
Cos'è la mia verità, quando per sopravvivere o per comodità passo da una maschera all'altra, sfoderando all'occorrenza uno dei miei personaggi, come un capo dall'armadio.
 
C'è un confine sottile tra educazione, civile convivenza e finzione.
Per compiacere, per far scivolare via le cose, per non guardarle in faccia.
C'è sempre un motivo per sdoppiarsi (o triplicarsi, o quadruplicarsi) e talvolta più di uno.
 
Ammetto che, con il tempo, non riesco più a sopportare lo sforzo emotivo che mi costa questo continuo riaggiustamento dei fronti. E, in particolare, la nomea di essere di diplomatica, conciliante, di ottimo carattere. Sapessero quanti mal di stomaco... per cacciar giù il desiderio di strozzare il cretino di turno. Ma quello che più mi dà fastidio è chi cerca di approfittarsi della mia presunta bontà ritenendomi scema.
 
I momenti in cui riesco a metter via i panni di scena sono sempre meno.
E mi sento spesso come una pentola a pressione sul fuoco e con le valvole bloccate.

La verità è che avrei bisogno di accettare il rischio, ancora una volta, che le cose finiscano, le persone muoiano, i desideri cambino, le idee tramontino. Mi spaventa così tanto la solitudine, che me la infliggo preventivamente, non si sa mai. Una fuga sul più bello e via andare.
Eppure è solo rendendosi accessibili che si può sperare che qualcuno si avvicini, e non è montando trincee di specchi che ci si può difendere.
Dolori e delusioni arrivano implacabili, non per questo bisogna negarsi le gioie.

giovedì 28 marzo 2013

Un attimo di verità

Sono quattro giorni che recito la mia consueta parte.
Esco la mattina con i vestiti morali che si addicono al personaggio che mi hanno cucito addosso.
Mi adeguo, mi adatto, per sopravvivere.

Una sequenza di timori e di timidezze, che si stampano sul mio volto sempre più insofferente.
Sono stanca di essere il mio pupazzo, la mia immagine.

Non mi sento più in dovere.
Tutto qui,  intanto mi avvicino, piano piano.

Una vera settimana di Passione....

lavorativa, intendo. Una settimana pesante, l'ultima delle settimane pesanti, ma solo in ordine cronologico. Sono così stanca che vorrei solo dormire.
Mi alzo la mattina con la sensazione che mi manchi un'ora di sonno buona.
Non basterebbe nemmeno quella, sono proprio stanca.

Ma ho pure la collega che non mi parla, non so perché.
Sostiene di avermi mandato un sms, a cui io non avrei risposto.
Io non l'ho mai ricevuto, ma... che importa poi.
Il peso di tutte queste persone che fanno ruotare la loro vita intorno a meschine questioni di alcuna importanza. Persone piccoline che succhiano energia al prossimo loro, che rapinano gli altri del loro tempo per disperderlo nella loro piccolezza.

E basta, santo cielo.
Immuni a qualsiasi sorta di ridicolo, poi.
Con questa che mangia allo stesso tavolo girata dall'altra parte...
Che non risponde alle mail, ma si può.

Non non si può, e quindi la si molla all'istante a grattarsi il vuoto pneumatico del suo cervello.

domenica 24 marzo 2013

Relazioni

Per vedere se una relazione funziona, basta vedere che effetto ha su di te.
Ansie, insicurezze, alti e bassi sono normali.
Ma ci sono relazioni "malate" che hanno effetti deleteri a lungo termine.
Che minano la tua sicurezza, che ti fanno sentire sempre inadeguata, che modificano piano piano il tuo modo di essere e di vivere.

Ecco, una relazione che funziona, e non mi riferisco solo a quelle sentimentali, è quella che riesce a tirare fuori il meglio da te. Che supporta quello che sei e quello che fai, senza negare gli errori, ma senza strumentalizzarli e usarli per cercare di demolirti. In caso contrario è meglio uscirne e troncare.
Senza rimpianti.

Idee per il futuro dell'economia italiana

Da più parti, e con sempre maggiore insistenza si parla di decrescita 'felice' dell'economia.
Il concetto è nato come conseguenza dei primi accenni di crisi dell'economia occidentale, basata sulla valutazione di un indicatore, il PIL, o prodotto interno lordo, che appare del tutto inadeguato a soddisfare le esigenze descrittive moderne.

Questo movimento di pensiero parte una considerazione semplice: può un'economia crescere per sempre? Ovvero, è possibile che si espandano senza fine consumi e spesa pubblica per soddisfare le esigenze di una economia in costante espansione?

Conquistare nuovi mercati, creare infinite esigenze, rendere più economici i beni sembrano essere, tra le altre, le strade percorse fino ad ora per sostenere questa forma di espansione economica.

Peccato che l'Italia, insieme a molti Paesi d'Europa, non cresca più, ma anzi, vada all'indietro come i gamberi.

Mi limito a osservare che i ritmi di vita moderni hanno reso il tempo il bene più prezioso per tutti noi. Nonostante le moderne tecnologie, il nostro carico di lavoro (spesso lavoro del tutto fine a sé stesso) è aumentato e i tempi della giornata lavorativa si sono dilatati.

Il fatto di aver a disposizione una sovraofferta di beni ci ha fatto dimenticare quali sono le nostre esigenze primarie: dormire, mangiare e scaldarsi.
Esigenze che, negli ultimi anni, pare siano state messe a dura prova. La necessità indotta di essere sempre connessi riduce i tempi del sonno, una serie di problematiche infinite legate alla difficile gestione dei rapporti umani e lavorativi, oltre alla sofisticazione degli alimenti, ci crea non pochi problemi alimentari.

Eppure l'Italia potrebbe essere un esempio di crescita alternativa. Quanti di noi sostituiscono (o cercano di farlo) con il superfluo che invade le nostre esistenze?

Ritrovare un giusto equilibrio nelle cose dell'esistenza potrebbe essere un inizio.
Io non esisto perché compro, come sembra suggerirci la televisione, ma perché sono io.

Questa perenne insoddisfazione nasce dalla difficoltà di far fronte alle esigenze minime quotidiane. Il vivere di corsa sempre impedisce di pensare e di osservare e di capire.

Io voglio esserci nella mia vita, può essere il motto giusto per iniziare.

Fare fare fare, un imperativo moderno.
Fare cosa esattamente?

Questo è il problema.
Io vedo tutta questa gente che corre e corre, ma... per arrivare dove?
Spesso mi capita di trovare al semaforo rosso il tizio che mi ha appena sorpassato.

In Italia mancano servizi, manca una vera cultura della trasmissione del nostro patrimonio artistico e culturale in senso lato. Potremmo trasformare l'Italia in un ricettacolo di turisti impegnati a cucinare e a girare per i fori imperiali con il naso all'insù, ma senza inciampare, senza essere taglieggiati per mezzo litro d'acqua e con delle guide che parlino correttamente qualche lingua.
Un paradiso di musei, ma anche di divertimento, magari senza devastare il nostro patrimonio artistico cementificando ovunque.

Per fare questo ci vuole un cambio di mentalità, pensare al bene comune invece che a quello del singolo dietro l'angolo. Poi ci vuole volontà, investimenti nella cultura e non solo in ciò che è immediatamente fruibile. Il pensiero mi corre all'idea di scuola-azienda e rabbrividisco, soprattutto pensando a come va male Mediaset....

Io credo che si debba ripartire da questa parola: studiare.
Dopo decenni di approssimazione e stupidità collettiva, sarebbe bene ripensare a tutto il meccanismo economico italiano, evitare di devastare il Paese con opere pubbliche inutili, favorire quelle utili e puntare sulla rinascita sostenibile del nostro Paese, adoperando le nuove tecnologie per migliorare la vita della gente e non per aumentare la "schiavitù".

venerdì 22 marzo 2013

Infusione d'amore

Necessito di una grande, assoluta, profonda, infusione d'amore incondizionato.

Crollo verticale causa influenza

Questa settimana sono stata molto male causa influenza.
Nella notte tra martedì e mercoledì, dopo averla covata per giorni, l'influenza mi ha travolto, mostrandomi il suo lato più antipatico, quello gastrointestinale.
Da giorni, probabilmente, dovevo averla addosso, perché mi ha germita duramente.

Vi risparmio i particolari di una nottata tra bagno e divano, impossibile dormire a letto, tra pulizie e malesseri. Solo alle prime luci dell'alba mi sono assopita, in stato di grande prostrazione.

Ebbene, non è di questo che volevo parlarvi, ma di una cosa che mi ha profondamente turbata e preoccupata. Quando è stato chiaro che il giorno dopo non potevo andare al lavoro (in che condizioni poi, dato che ero uno straccio influenzato), mi sono sentita in colpa. Un altro collega era malato e il giorno stesso, oltre a una montagna di lavoro, ci sono stati problemi sul lavoro (legato sempre al superlavoro).

Capite? Questo è il problema, la sindrome da Bee Bee che mi affligge.
Ora, io posso passare in quello stramaledetto ufficio 20 ore al mese più del dovuto, posso comprarmi i giornali e vedere le notizie in anticipo sul web prima di andarci, controllare mille volte le cose e fondermi il cervello, ma è impossibile non commettere errori e accontentare tutti.
Ho troppo lavoro e da troppo tempo.
Non si possono fare analisi finanziarie tirando i dadi a caso, e, inoltre, si dà il caso che mi siano capitati da seguire gli unici prodotti che, in questo momento di forte crisi, interessano alla gente, per cui arrivano domande a fiotti, appena c'è il minimo problema scrivo, telefonano, si lamentano.
Il fatto è che tutto il lavoro ereditato da Michela non mi dà tregua e gli ultimi tre mesi si sono trasformati in un inferno, fatto di nervi tesi, preoccupazioni che si riversano implacabili sul mio stato di salute.

Non dico che l'influenza sia determinata dallo stress, però, se avessi una condizione psicologica migliore di certo mi ammalerei meno.

Ma qual è il problema? Un eccessivo senso di responsabilità, tipicamente femminile e sulla cui debolezza nel lavoro fanno di solito leva per spremerti oltre il dovuto ?
Il problema a dir di no?
Bisogno di essere apprezzata?

Non ve lo so dire, ma so di per certo che non è il luogo giusto e non ci sono le persone giuste.
Ripensando alla mia vita, ci sono state fasi e ci sono stati periodi solitamente scanditi da corsi di studio o da relazioni, che poi si sono chiusi. Io vorrei chiudere questo che sto vivendo.

Devo tornare ad avere il controllo della mia vita e della mia persona.

martedì 19 marzo 2013

Fiato corto e battito rallentato

Mi sento così in questa giornata di sole tra una nevicata e un giorno di pioggia.
Continua e avanza l'assedio a Pietro da parte della nostra brava albanese, che dopo aver scaricato il marito o viceversa, si è piazzata a casa di lui con i bambini più volte, millantando paure varie, e, ricacciata un paio di volte dai parenti, si crea le occasioni più disparate per ricacciarsi in casa.
 
Il gioco è chiaro: insinuarsi in una casa ricca, sostituire il marito uccel di bosco, sistemare i figli che per altro lui già tiene e mantiene e risolvere i suoi problemi di sopravvivenza.
 
I genitori di lui sono in parte complici, o meglio, sembrano avallare la cosa, occupandosi fin troppo attivamente del divorzio.

La tizia in questione ieri si è piazzata un appuntamento con l'avvocato alle 6 e mezza di sera, pur essendo nullafacente da tutta la vita e potendoci andare quando vuole, in modo da non poter tornare a Bologna la sera.

Indovinate dove ha dormito? A casa di lui, dopo una bella cenetta di pesce con i "suoceri".

Io detesto questa persona di tutto cuore.
E credo che possiate capirlo, anche se, ed è vero, non vorrei più mettermi con lui.
Se, poniamo, tornasse qui e mi facesse una proposta, anche quella che avrei voluto, io direi di no.
Ci sono troppe questioni imperdonabili tra noi. I miei sentimenti sono negativi, e vedo tutti i suoi difetti. Non vorrei più passare i miei giorni con lui.

Ma ho una rabbia addosso...
Ed è legata al fatto di aver "perso", in qualche modo. Io sono molto competitiva, e questa storia l'ho presa come una sfida e una questione assolutamente personale.

In realtà, non è che io abbia fallito. Non c'erano le condizioni per "vincere" e alla fine non c'era nulla da vincere. Se uno si caccia in una situazione del genere e viene in qualche modo sostenuto a proseguire così è perché ha qualcosa che non va e qualcosa che non va ce l'hanno pure i suoi.

Io di matti sono stufa marcia per cui sarebbe auspicabile qualche tipo di particolarità e singolarità caratteriale meno molesta e invasiva.

Ma, a dire il vero, detesto in particolare tutto ciò che di negativo porta alla mia vita. La sua presenza e il suo modo di approcciare la vita mi portano cose negative.

lunedì 18 marzo 2013

Tre pasticcini

Non più di tre pasticcini, tre minuscoli pasticcini di Dante, per quell'unico lusso da nostra famiglia superindebitata per la casa.
Tre pasticcini che potevo scegliere, tra i mille che occhieggiavano dalla vetrina, il sabato pomeriggio dopo la lezione di Danza, quando i miei mi prelevavano a lezione per il nostro giro familiare a Vigevano.

Che ansia, che indecisione, solo tre, nella mia mente di bambina la programmazione per la settimana successiva non esisteva, esisteva solo il presente.
Quale scegliere, quale abbandonare?

In realtà il divertimento per i miei era vedere come, alta un metro, sgomitavo tra gli adulti, osservavo, decidevo e mi facevo servire dalla commessa. Loro non mangiavano mai, mio papà per salute, mia mamma perennemente a dieta inutile.

Ieri pomeriggio ho voluto tornare ai tre pasticcini di Dante, in una Vigevano sguarnita e sotto un'incredibile nevicata di metà marzo.
Potevo prenderne 20, ma solo tre.

E, buonissimi, deliziosi ma...
sono così piccoli... Mi ricordavo tutto enorme con gli occhi di una bambina, tranne le paste. Ma non era gola, era la verità. Sono minuscole.

Viva lo stile di Napoli, un cannolo un kg!

One woman review

Oggi, buttato all'aria quasi tutta la rivista.
Per Cipro.

Oddio, pagine azioni, obbligazioni, consigli, sito internet e pure aggiornamento pagina Facebook.
Bah.

Tutti pazzi per Cipro

Esattamente quello che è successo oggi sui mercati finanziari, contagiati dal virus Cipro.
Che il Paese non stesse bene si sapeva da tempo immemorabile. Vittima dell'Europa o Paese cicala, scegliete voi, Cipro ha avuto la sfortuna di finire in mano alla cosiddetta troika.

Ha bisogno di aiuti e glieli danno, ovviamente non gratia et amore.
La troika pretende sempre riforme/provvedimenti/ecc in cambio, Grecia docet.
Ebbene, ne hanno sfornata un'altra, ovvero la proposta di prelievo forzoso sui conti correnti sul modello di quello che fece Amato in Italia nel 1992.
Lì era del 6 per mille, qui si parla del 6,75% fino al 9,9%.
A Cipro gli abitanti sono poco più di un milione ed è chiaro che questo provvedimento è terrificante.
Ma poi perché le mani nei c/c?

Perché a Cipro un sacco di russi hanno conti correnti belli grassi grazie alla favorevole tassazione.
Si tratta di un suicidio economico, comunque venga fatto, sia attraverso l'obbligo di acquisto di azioni delle banche, sia con un prelievo in contanti.
Nessuno più investirà a Cipro.

Si tratta di un provvedimento che tampona l'emergenza oggi, ma che crea un disastro appena domani.
Non è che a Cipro ci sia grande economia oltre all'incetta di depositi di oligarchi vari.

Si tratta di rispettare dei parametri che sono stati imposti a vario titolo dall'Europa per restarci.
Però che questi provvedimenti vengano imposti da una serie di teste coronate in materia di economia come il Fondo Monetario... Fa pensare. Mi chiedo, ma quanti Paesi che hanno ricevuto gli aiuti dell'Fmi poi hanno ottenuto poi risultati positivi a lungo termine?

Meditate gente....

domenica 17 marzo 2013

Prodotti ecobio Coop

Vorrei spezzare una lancia a favore dei prodotti della Coop ecobio.
Sono pochi, la gamma è molto limitata, ma sono di qualità interessante.
E, particolare non disprezzabile, il costo è contenuto.

Ho provato le salviette struccanti, la crema mani e il prodotto per struccare gli occhi.
Per me che sono allergica al nichel sono un sollievo. Solo la crema mani non mi è piaciuta, appiccicosa, unta e dall'odore poco gradevole.

Ve li consiglio.

la condanna del risotto domenicale

Quando fai qualcosa bene, poi questo qualcosa ti perseguiterà senza sosta.
Nel mio caso si tratta del risotto, il mio piatto forte.
Da tradizione casa mia si fa la domenica, a mezzogiorno.
Prima di me mia nonna, oggi io a fare questo piatto tipico della bassa.

Ho cucinato il mio primo risotto a otto anni, e, da allora, non ho mai smesso.
Il risotto è un piatto solo in appanza semplice. Ma, se non lo curi e se non lo rispetti, questo  punisce viene uno schifo. Scotto, crudo, salato... mille sono le possibilità di rovinarlo.

Io vorrei uscire dal mio risotto domenicale.
Vorrei mangiare altro, cucinare altro.

La domenica mattina trovo già il riso pesato che mi aspetta, una cipolla da pelare e margini di manovra molto ridotti. Nel nome della tradizione la salsiccia domina sovrana, e magari lo zafferano. La mia idea di fare un risotto con le zucchine ha sollevato proteste a non finire.
Con il pesce quasi una rivoluzione.

E quindi eccomi qui mentre cucino un risotto alla salsiccia e vino rosso. Devo tonare in possesso del controllo della mia cucina. Non c'è altro da dire.

Cercasi primavera disperatamente

Stamattina mi alzo, apro le imposte, e, come da previsioni, fuori piove misto neve.
Posso scrivere a tutti che sono arcistufa di questo tempo?
Arci, arci stufa.
Fa così freddo che ancora indosso il piumino, e, se va avanti in questo modo, potevo anche evitare di comprarmi un cappotto.
 
Questo tempo così ingrato, oltre a deprimere le persone, aumenta le malattie.
Rende ingrati gli spostamenti, oltre che intasare il parcheggio della stazione di auto, dato che c'è gente che non riesce a fare 50 metri a piedi da casa sua fin lì.

Per dare un vero taglio all'anno che se ne va, quello che mi ci vuole è un po' di sole e una temperatura gradevole.

sabato 16 marzo 2013

A proposito di crisi, una bella citazione che mi ha inviato la mia amica Laura

  "Non possiamo pretendere che le cose cambino, se continuiamo a fare le
stesse cose. La crisi è la più grande benedizione per le persone e le
nazioni, perché la crisi porta progressi. La creatività nasce
dall'angoscia come il giorno nasce dalla notte oscura. E' nella crisi
che sorge l'inventiva, le scoperte e le grandi strategie. Chi supera la
crisi supera sé stesso senza essere 'superato'. Chi attribuisce alla
crisi i suoi fallimenti e difficoltà, violenta il suo stesso talento e
dà più valore ai problemi che alle soluzioni. La vera crisi, è la crisi
dell'incompetenza. L'inconveniente delle persone e delle nazioni è la
pigrizia nel cercare soluzioni e vie di uscita. Senza crisi non ci sono
sfide, senza sfide la vita è una routine, una lenta agonia. Senza crisi
non c'è merito. E' nella crisi che emerge il meglio di ognuno, perché
senza crisi tutti i venti sono solo lievi brezze. Parlare di crisi
significa incrementarla, e tacere nella crisi è esaltare il conformismo.
Invece, lavoriamo duro. Finiamola una volta per tutte con l'unica crisi
pericolosa, che è la tragedia di non voler lottare per superarla."

Albert Einstein

Bisogno di...

Questa settimana, se possibile, è stata estremamente frenetica, e si è conclusa con una montagna di impegni lavorativi e non a cui mi è stato molto difficoltoso adeguarmi.
Ho fatto tardi e molto tardi quasi tutti i giorni.
Ho talmente tante cose da fare al lavoro che non riesco nemmeno a far fronte alle esigenze minime di sonno e di pausa tra le varie attività.
Naturalmente tutto questo, insieme a una serie di "inciampi" dovuti a sovralavoro sta cominciando a crearmi problemi di salute.
Mal di testa, mal di stomaco perenne, sonno di cattiva qualità, periodici risvegli notturni, magari in un bagno di sudore, forti mal di schiena, bruciore agli occhi, e, da ultima tachicardia e vertigini.

Ebbene, io non voglio rimetterci la salute.
Oggi ho riposato a lungo, ma non mi sento in forma.
Mi sento proprio svuotata, e il fatto di non riuscire a trovare il tempo per scrivere nulla acuisce questa sensazione.

Ho bisogno, innanzitutto, di dormire e bene.
Poi di svagarmi, non so, di vedere una mostra, di andare al cinema, ma durante la settimana.
Questa routine di viaggio, lavoro, rientro e subito a letto, mi sta sfibrando, fisicamente e mentalmente.
E poi di fare movimento, perché ne ho davvero necessità.



lunedì 11 marzo 2013

Un tram che si chiama Desiderio - II

Due considerazioni a margine della rappresentazione.
Avevo a fianco una degna esponente degli ottuagenari che in gran numero riempivano il teatro. Per un po' di tempo ho accarezzato gioiosa l'illusione di avere a fianco un posto vuoto (su cui magari depositare il cappotto). E invece si siede una sciuretta con un'intera cascata di animali morti addosso, capello bianco, permanente e rossetto rosso.
Per l'occasione ha sfoderato tutta la gioielleria.

E non manca, in queste due ore e 50 di far debordare abbondantemente il suddetto animale morto in braccio a me, riducendomi a uno straccetto allungato sul fondo della sedia.
Chissà cos'avrà pensato con quel bello spettacolo sperimentale.

E tuttavia.. il visone morto, non poteva lasciarlo al guardaroba?

La seconda è la seguente. Mi sono resa conto che se avessi visto le stesso spettacolo a 18 anni avrei maturato immediatamente un sacco di considerazioni e di critiche in punta di lingua. Oggi che ne ho il doppio ho avuto bisogno di pensarci su un giorno e di dormirci su (per dire) una notte per maturare un'idea.

E mi chiedo: è esperienza oppure sfiducia (quella che mi ha colto con il passare del tempo?).

Un tram che si chiama Desiderio

Una domanda mi ronza in testa senza sosta, da ieri sera.
Fino a dove il volgare è indispensabile al drammatico?
 
Oppure siamo così anestetizzati dalla volgarità imperante attraverso ogni mezzo di comunicazione da aver bisogno di dosi sempre più massicce di brutalità, di esibizioni esplicite, sempre più esplicite e di fette di carne sempre più ampie sotto i riflettori.
 
Se vi interessa cosa penso della rappresentazione che ho visto ieri è: estenuante.
 
Estenuati gli occhi da violentissime luci, tante e potenti, di chiaro simbolismo, la luce che squarcia il buio dell'anima, non ci voleva un genio a capirlo. Ma ho invidiato una talpa, accidenti, perchè questa luce accecante mi fa fatto bruciare gli occhi dal primo secondo, e dopo 2 ore e 50 non vi dico.
Non riuscivo nemmeno a vedere bene gli attori.
 
Estenuati da quella mezz'ora/quaranta minuti di troppo che significano, in una rappresentazione, divagare. E che verso la fine sono piuttosto colpevoli, quando vorresti arrivare al dunque.
 
Per quanto poi mi riguarda, posso capire il precipitare di una donna verso l'abiezione, la tentacolare volgarità che l'avvince da fuori e la rode da dentro, il clima di torbida lussuria che condisce ogni secondo, ma mi hanno infastidito notevolmente una serie infinita di mimi, allusioni, spogliarelli e chi più ne ha più ne metta.
 
Abbiamo capito il concetto e, sottolineo, non abbiamo bisogno di ripassi teorici in materia.
 
Siamo rimaste per la bravura di Laura Marinoni che interpreta Blanche, eccezionale nonostante contemporaneamente in scena stessero raccontando la sua storia.

E poi, interpretare Marlon Brando non è affatto facile. Più che la prestanza fisica (un po' grasso, non trovate, l'originale? e basso), è il carisma che crea problemi. E qui li ha creati, una rappresentazione dignitosa del Mito, che però era sensuale come il merluzzo surgelato che mi sono fatta sabato sera.

In sintesi, stanotte ho dormito male, ho sognato pezzi di dramma, e le mie solite preoccupazioni hanno preso il volo nel sonno, mi sono svegliata mille volte, parecchio angosciata.

E volete sapere che penso? Che 'sto s.....o del cognato glielo doveva lasciar sposare al suo amico Blanche e farsi i fatti suoi. Ma questa è un'altra storia, ricamata sulla solita tendenza femminile a parteggiare per qualcuno.



sabato 9 marzo 2013

Perplessità

Leggendo un numero di Metro mi sono imbattuta in questa singolare notizia: corsi per patente nautica online. Una mezza pagina con tanto di barca bianca e blu in primo piano, grande e drammaticamente diversa dalle barchette dei pescatori.

E leggo: si organizzano corsi per conseguire la patente nautica con prove pratiche.
Mi aspetto che la parte teorica si possa seguire online, ma quella pratica venga fatta in una località marina o di lago... ma dal vivo, insomma.

E invece no. Proseguo e leggo: lezioni teoriche virtuali con un simulatore di guida.

Forse l'evoluzione tecnologica è stata così grande da permettere con grande realismo di simulare una guida, ma... è sufficiente per evitare che il novello capitano stermini poveri bagnanti e pescatori manovrando il suo legno, fresco di patente virtuale, non con il simulatore, ma dal vero?

E poi, ma sarà legale?

Vuoto nel cuore

Ieri mi trovavo così, un po' a metà del guado, con un senso di nulla e di vuoto, che si infilava tra mille impegni e lavori.

Credo di poterlo riassumere così, assenza di prospettive.

Penso che molto faccia la stanchezza che mi attanaglia in questo periodo, e di cui non riesco a liberarmi.
Una vera persecuzione da stress, che ha cominciato a causarmi disturbi fisici, insonnia, risvegli precoci, ansia, e soprattutto, mal di stomaco. Perenne. Vertigini, dimenticanze, mal di testa, e chi più ne ha più ne metta.

Dovrei rimettere un po' di ordine nei miei impegni, ma non è semplice. Sembra che tutto rotoli vertiginosamente verso valle, e non se ne veda la fine.

giovedì 7 marzo 2013

Artifici contabili o cattiva amministrazione?

Oppure tutti e due?
 
Da parecchio tempo ci si chiede, ma com'è possibile che, in un periodo difficile come quello corrente, la mia azienda sia un'isola del paradiso non lambita da nessun problema.
Insomma, basta girare per rendersi conto della situazione.
Eppure, non più tardi di 2 mesi e mezzo fa all'apertitivo aziendale, viene fuori che, a parte qualche piccola correzione, siamo in buona salute.
 
Dopo una manciata di settimane, sorpresa! Una shekeratina contabile, due fusioni qui, un'incorporazione là... e siamo in discreta perdita.
 
Nonostante ciò ci daranno un premio aziendale (di solito ridicolo).
 
Ecco, non riesco a capire.
Come fai a distribuire un premio se sei in perdita, tanto per cominciare.
E poi, se sei in perdita, come fai a mantenere certi benefit e certi consulenti.
Abbiamo rimborsi senza limiti (e neppure quelli della decenza, pare) per consulenti dalla dubbia mansione, rimborsi carburante per cifre assurde, stipendi giornalieri di consulenti pari ai mensili degli impiegati, aperitivi, catering, viaggi, e chi più ne ha più ne metta per i soliti pochi.
 
Invece tagliamo e tagliamo del personale che serve, quello del progetto guide, per esempio, che è andato benissimo e ci ha portato molti nuovi soci.
Continuiamo a fare lavori inutili, tipo cambiare le macchinette perfettamente funzionanti, creare della librerie per lo scambio dei volumi, stampare nuovi badge.
Ma perché?
 
Dobbiamo chiudere in rosso per questioni fiscali?
Abbiamo bloccato i corsi di aggiornamento, ma perché non tagliamo un po' i catering? Aiuterebbe chi assiste al solito penoso spettacolo dell'arraffono di turno, che, con la scusa di essere alla logistica, si porta a casa tutti gli avanzi.
 
Eppure pare che il problema più grande sia quello di non farci stampare.
Addirittura, visto che stampiamo troppo (ci sono degli obblighi di legge, tengo a precisare), non ci aggiustano le stampanti.Come dire, a mali estremi....

martedì 5 marzo 2013

Furto con scasso

Alle ore 16 di oggi, circa, è squillato il telefono.
La logistica voleva sapere il numero della cassettiera di Michela per cercare le chiavi della medesima. lei è l'unica che possiede una chiave, e tiene rigorosamente tutto chiuso.
Ovvio, lì custodisce i suoi tesori in frutta, graffette e penne.

Il numero non si trova, e allora arrivano in due, ciccio e il nostro logista a cercare di risolvere il problema. Come? Scassinando la cassettiera con una graffetta.
Anche la pancia si muove mentre rumorosamente crolla sulla sedia e si agita: - Dammi qui una graffetta. No, più grande. Adesso vi insegno come scassinare una serratura, l'ho imparato su internet.-.

Si mettono in tre, quello grasso seduto e i due spilungoni che guardano.
- No, non funziona. Aspetta, e si gira concitato, apri youtube e cerca: aprire serratura con graffetta. -.
- Ma... e se poi mi controllano il pc?.-.
- Tu apri e digita: scassinare una serratura.-.
- Posso guardare anche scassinare un lucchetto? Quello della mia cantina è bloccato e già che ci siamo...-.

- Mmmm, non si apre, tu, samurai (sarebbe Alberto, fa arti marziali, o meglio faceva) alza da sotto, tu spingi dall'alto...-.

Sono uscita mentre picchiavano pugni, tiravano calci e accidenti alla serratura, che indomita, resisteva.
Si sa mai prima che richiedessero il mio aiuto come ariete....
Da fuori si sentivano gli spintoni e gli accidenti.
E poi ce l'hanno fatta...non so come e non voglio saperlo.


Discussioni da treno

Stamattina, sul treno delle 6 e 56, con i miei abituali compagni di viaggio, Laura, Piero e Annalisa, parlavamo di... politica, tanto per cambiare, e dell'italiano "politico".
 
Quello che mi ha colpito di più è l'atteggiamento quasi radical chic del medio elettore sinistroide.
Si può sintetizzare con: non si può votare altrimenti, tutte le altre alternative sono da buzzurro.
Eppure, dati i risultati, pare che si possa votare in altro modo.
 
Non che mi rallegri constatare che l'italico elettore abbia sempre bisogno di un nuovo "cavaliere bianco", ovvero che debba, nei vari corsi e ricorsi storici, affidarsi all'uomo forte o al guru di turno. Diversi sentimenti mi provoca il vedere l'ennesimo buffone mascherato.
 
Ma credo sia importante capire il perché di questo exploit di voti.
Innanzitutto ha perso molto la Lega. Tra scandali e nepotismi vari il carroccio ha perso di credibilità. E Grillo ha intercettato il voto di molti scontenti. Ma ha fatto incetta di voti a destra e a sinistra.
Perché la maggior parte dei partiti non riesce a capire di avere dei rappresentanti che sono fuori dal mondo. Che vivono in un mondo di privilegi e che non colgono l'estrema sofferenza dell'italiano medio. Quest'ultimo può dirsi fortunato se ha un lavoro: chi tra quelli che hanno in media 10/15 anni più di me ha una posizione generalmente non correlata al titolo di studio. Fa parta della generazione che non ha avuto difficoltà a piazzarsi e che occupa posizioni dirigenziali.
Ma quelli della mia generazione hanno un vissuto diverso.
Hanno studiato di più, hanno faticato, c'è chi è riuscito a trovare un posto, ma generalmente mal pagato e mal trattato, accantonando aspirazioni di ogni sorta. Ed è arcistufo di pagare per tutti.
Tra stage a zero euro (io ne sono un esempio, mesi e mesi in banca d'affari e nemmeno un rimborso per pagarmi il panino al bar) e occupazioni con data di scadenza e nessun paracadute, i voti sono piovuti dai quasigiovani e giovani.
 
Ma anche dai confusi. Insomma, senza bombardarvi di cifre, l'ultimo dato sulla produzione industriale italiana parla di un -10%, la pressione fiscale è al massimo dal gennaio 1990 e non parliamo della disoccupazione.
Basta guardarsi intorno: oggi ero sul 2 e in Corso Genova ho visto che hanno chiuso il negozio Bassetti (e avranno fatto delle svendite senza che me ne rendessi conto, cavolo). Fino a pochi giorni fa era aperto.
E anche quelli che si sono salvati dalla mattanza dei posti di lavoro, particolarmente acuta dalle nostre parti, si sono scontrati inevitabilmente con una fortissima compressione del potere d'acquisto.
Tra un po', e lo dico senza ironia, purtroppo, il punto del programma di Grillo di limitare la circolazione delle auto nei centri abitati per incentivare il pubblico, si realizzerà automaticamente per l'ennesima impennata del prezzo della benzina!
 
Ecco, per tutti quelli che tirano faticosamente a campare, il problema delle coppie di fatto non è primario. Detto chiaramente, non gliene frega niente, perché prima si soddisfano i bisogni primari e poi si passa all'ideale (non è un giudizio sulle coppie di fatto).
E quindi Grillo, con le sue iperboli istrioniche e il suo programma fantascientifico, ma comprensibile, populista, ma insindacabile (alzi la mano chi non vuole pagare meno tasse!), ha attratto un sacco di voti. Protesta, convinzione, smarrimento, tutto è finito nel calderone grillino.
 
Voteranno tutti secondo coscienza (dopo aver capito dove stanno, cosa stanno a  fare e come lo devono fare)?
Io non ci metterei la mano sul fuoco. Mi sembrano un po' telecomandati, pardon, mailcomandati...
 
Ma questo è un altro discorso.

Articolo di Beppe Severgnini _ editoriale Corriere

La dimostrazione che, quando è necessario, la chiarezza anglosassone delle idee e della modalità di espressione paga.

Ve lo incollo perché rimanga "in memoria".

La maschera e le macerie

LIMITI ED ERRORI DEL SUCCESSO M5S
La maschera e le macerie

Beppe Grillo sembra affezionato alla parola «macerie». L'ha usata più volte, per descrivere la situazione italiana attuale e quella che verrà. In una intervista alla Bbc sostiene che «destra e sinistra si metteranno insieme e governeranno un Paese di macerie di cui sono responsabili». Ma durerà poco, prevede: un anno, al massimo. Poi «ci saranno nuove elezioni e una volta ancora il Movimento 5 Stelle cambierà il mondo».
In attesa di cambiare il mondo, vien da dire, proviamo a cambiare l'Italia? La demolizione talvolta è necessaria, per poter ricostruire; e Grillo certamente non s'è tirato indietro, quando si trattava di manovrare la benna. L'hanno aiutato, nell'operazione, i partiti tradizionali, incapaci di recepire la richiesta - anzi, la supplica - di cambiamento che saliva dalla Nazione. Abbiamo cominciato vent'anni fa, con il voto alla Lega iconoclasta e il plebiscito nei referendum di Mario Segni; poi l'apertura di credito verso Silvio Berlusconi e la speranza nell'Ulivo nascente. Ogni volta, all'illusione, è seguita la delusione.
Perché non finisca così anche stavolta - il tempo passa, la stanchezza cresce, l'Italia scivola indietro in ogni classifica internazionale - il Movimento 5 Stelle deve fare la sua parte. Nessuno può imporgli di governare; nessuno deve suggerirgli se allearsi e con chi allearsi. Ma tutti possiamo ricordargli questo: non ha solo diritti, ormai. Ha anche qualche dovere.
Incassare il successo elettorale significa legittimare le regole e le istituzioni attraverso cui quel successo è arrivato. Opposizione, governo, appoggio esterno: il Movimento ora deve cambiare passo. Non è tollerabile giocare con il futuro del Paese, che è il futuro di tutti. Siamo legati all'Europa, abbiamo obblighi precisi. L'incertezza ha un costo, e lo stiamo già pagando. Se la strategia di Grillo è aumentare quest'incertezza, far crescere quei costi, provocare altre macerie economiche e politiche, lo dica. Chi ci rimarrà sotto, almeno, saprà chi ringraziare.
Sono materie, queste, su cui il leader - non eletto, ricordiamolo - ha il dovere di consultare i suoi 163 parlamentari (109 deputati, 54 senatori). Non sono automi; non li può «cacciare a calci», come ieri ha minacciato di fare «se cambiano casacca» (alla faccia dell'articolo 67 della Costituzione, secondo cui «ogni membro del Parlamento rappresenta la Nazione ed esercita le sue funzioni senza vincolo di mandato»). Hanno in media 39 anni (32 alla Camera, 46 al Senato); le donne sono il 36 per cento; i laureati l'88 per cento. Molti appartengono alla generazione Erasmus, che conosce e rispetta l'Europa. È difficile credere che vogliano le macerie, come biglietto da visita internazionale.
Per finire, una preghiera. Il Movimento 5 Stelle è ormai un protagonista della vita italiana. Deve mostrarsi e spiegarsi in Italia. Le riunioni segrete e le mascherate - letterali - del capo possono far sorridere, all'inizio; ma poi diventano patetiche. L'insulto come metodo di discussione non è liberatorio: è imbarazzante e volgare. L'abitudine a parlare solo con i media stranieri non è sofisticata, ma provinciale. Sapere quali sono le intenzioni di un sesto del Parlamento italiano leggendo le anticipazioni di un'intervista di Beppe Grillo alla rivista tedesca Focus è umiliante: per lui, per noi, per tutti.

lunedì 4 marzo 2013

@medioevo

E dopo 20 giorni il mio frigorifero è ancora rotto.
Dopo 4 interventi ancora non si capisce che abbia.

Morale, benvenuti nel medioevo culinario, in un Paese dove, oggi, le porzioni, gli alimenti e le confezioni sono fatte per un esercito di persone. Dalla temperatura invernale, stiamo lentamente, anche se in modo incerto, scivolando verso la primavera. E quindi va a farsi benedire anche la possibilità di tenere arance e salsicce sul balcone. Più che altro è la ronda continua di gatti e uccelli che mi dà pensiero.

Potrei scrivere un piccolo ricettario di sopravvivenza in cui si realizzano piatti senza... frigo!

Il fatto è che, sia per le dosi (quanto è, esattamente, una porzione per due?), sia per i tempi della spesa, il mondo moderno è fatto per una conservazione al fresco o al gelo. La verità è che io, spesso, torno a casa dopo la chiusura dei negozi, gli unici esercizi che hanno mantenuto la possibilità di avere porzioni singole.

Certo, a casa di mia nonna c'era una cantina perennemente fresca, mentre nelle case moderne, pur gelando, non c'è un posto fresco in cui conservare le cose.

La provincia profonda, poi, non è certo Milano. E le porzioni lievitano.
Va tenuto conto anche del commensale e la possibilità che il mio commensale si lamenti per la scarsità dei piatti è elevata.
Fateci caso, le buste di mozzarella sono da tre, trovare un vassoio con due bistecche è impossibile, i vasetti di sugo sono grossi e gli sconti ci sono solo sulle grandi quantità.

E così mi trovo a fare continue miniminispese e, intanto, ingrasso.
A furia di mangiare insalate in busta e spaghetti integrali, lievito. Per disperazione credo, e anche per i vassoi di pasticcini...
Sono gonfia come un soufflé.

E non si vede la fine.

Comunque, risotto con zafferano, risotto con funghi secchi, pasta aglio e olio, frittata, pomodori e tonno in scatola sono alla base della sopravvivenza del senza frigo.

Io confido nel risveglio dal coma tecnologico del suddetto frigorifero... priam dell'estate!

Provvidenza II

Voi ci credete? Alla Provvidenza, dico, a quell'intervento divino di manzoniana memoria, che giunge per vie inattese a soccorrere un malcapitato.

Stamattina avevo appena finito di parlare con Pietro, il quale, con la solita crudele indifferenza, mi ha riversato addosso le novità del fine settimana sul fronte albanesi parassiti.
Mi ha raccontato che, alla fine, è riuscito a toglierseli di casa, certo, mandandoli in albergo, ovviamente pagato da lui.
Mi ha raccontato di come suo padre stia dando fondo a tutte le sue altolocate conoscenze per sistemare la questione casa, divorzio, sostentamento.
Da quello che ha detto, mi pare di capire, che la mia idea di piazzare la mandria al figlio, oppure di piazzare il figlio alla mandria, tutto pur di (fingere di) avere dei nipoti è concreta e reale.

Ho provato, mio malgrado, un forte dispiacere, che ha i toni dell'amarezza e dell'umiliazione. Mi è complicato spiegare altrimenti questo dolore fisico, a metà tra stringimento e mancanza di fiato, lo stesso che coglie chi, inavvertitamente, si dà una martellata su un dito.

Trovo che sia una prova di crudeltà e non di fiducia e amicizia riversare queste cose su una persona con cui si è avuto un lungo, travagliato e mal concluso legame, troncato proprio in ragione dei suddetti tizi. Trovo davvero infame dimostrare in continuazione, con le confidenze, la preferenza assoluta per questi soggetti. Trovo anche insultante il fatto che mi si chieda solidarietà, partecipazione e comprensione per delle persone che, diciamocelo, detesto di tutto cuore, e motivatamente.

Così mi sono trovata, nonostante, a questo punto detesti pure lui, a gestirmi un lunedì mattina emotivamente destabilizzante, come non capitava da tanto tempo. E sono arrabbiata perché proprio non dovrei più farmi destabilizzare!

Come sempre, per mettere un po' di solitudine tra me e i miei pensieri, mi rifugio in bagno
Quanto più tenace è l'odio dell'amore, e come si genera facilmente (insomma, anni di crudeltà gratuite...). Se guardo in fondo al mio cuore ho tutte le certezze. Non ho alcun interesse più, né stima, né affetto, né coinvolgimento alcuno nei confronti suoi. Ma tutte queste chiacchiere mi fanno star male perché portano a galla ricordi e umiliazioni non ancora cicatrizzate.

Nemmeno il tempo di rendermene conto e Cristina mi manda un messaggio: ci sei? posso passare un momento?

E la mia Provvidenza di oggi mi accoglie sorridente, con la sua bella faccia pulita e gli occhi che ridono, con la fiducia che accorda sempre a me e al futuro. Cristina mi saluta e mi porge un vaso con due piante di roselline. Una bianca bordata di rosa e una gialla.
Con il loro vasetto giallo esibiscono un pensiero gentile e affettuoso, e mi guardano speranzose.

Sono rimasta senza parole di fronte alla dolcezza commovente dei fiorellini.
Mai momento è stato più opportuno, anzi, ha del miracoloso.
E tutto con una confezione altamente simbolica.

Speriamo che fioriscano anche tante altre cose. :-)


domenica 3 marzo 2013

La mamma e la moda

La mamma è la mia e la moda è quella quel Salone vattelapesca di Milano di qualche settimana fa.
Una sera, verso le sette, rientro in casa e trovo mia mamma sintonizzata sul terzo canale (strano che non sia su internet). La nostra è ai fornelli (spenti, temo aspettasse me), e intanto guarda lo schermo della tv. Entro e mi siedo, e lei intanto osserva un tizio, che stavano intervistando, vestito da cowboy, con tanto di frange, borchie e pantaloni risvoltati sulla caviglietta pelosa con le solite scarpette da gay.

Mi guarda e, serissima, mi chiede:- Ma è ancora Carnevale a Milano?-.
E quando le ho risposto che era una sfilata di moda, replica: -Ah, pausa, quella lì?.


Non che avesse tutti i torti....

Amarezza

E' amarezza lo stato d'animo che accompagna le fine della mie settimana.
Negli ultimi giorni lavorativi ho appreso, senza particolare interesse, che a casa di Pietro si sono installati tutti gli albanesi, grandi e piccoli, tranne uno.
La causa di divorzio procede, per quanto possa data la legge italiana, tra liti, piazzate e interventi della polizia. Tutti coinvolti in questa brutta storia, che, per ora, ha portato queste persone a bivaccare a casa del nostro uomo.
Mi fa quasi pena vedere questa persona così stanca, così isterica, così agitata, così peggiorata fuori e dentro. Non solo ha perso il contatto con la realtà, come già gli ho detto in passato, ma mi pare ormai non più in grado di gestirla con lucidità.

Mi ha letteralmente sconvolto l'apprendere che in questa follia sono ormai invischiati fino al collo anche i suoi genitori. Di fronte alla proposta del padre di sistemare al questione casa con un intervento economico loro oppure, penso, concedendo una casa delle loro, sono rimasta scioccata.

Sono impazziti tutti. Sono davvero impazziti tutti.
Sono così invischiati in questa cosa da essere come mosche nella tela del ragno.
Non solo queste persone non usciranno mai dalla vita del poveretto mettendolo nelle condizioni di averne una normale, o di cercare di averla, ma prenderanno sempre più piede, fino a soffocarlo.

Probabilmente i suoi genitori si sono fatti l'idea che, per quanto strano possa essere, ci sia una storia tra i due e si saranno rassegnati. Cercheranno di supportarlo come meglio possono.
Io credo semplicemente che a lui non interessi, nella sua follia, nulla di nessuno e nemmeno di sé.

Malinconicamente sono qui a vedere che i miei peggiori timori si sono concretizzati.
Pur non avendo interessi di sorta ormai, è davvero triste questo spettacolo di scivolamento verso il basso. Meriterebbe un romanzo, forse, che io non mi sento in grado di scrivere.
Sono amareggiata, ora che vedo le cose da lontano. Vedo come sta progressivamente rinunciando a una vita sostenuta dai progetti, dalla volontà di costruire qualcosa di proprio, e come sta scivolando nell'annullamento di sé.
E vedo per quanto tempo io sia stata prigioniera di questo nulla divorante, di questo tempo senza tempo e senza futuro, di quanto mi sia addormentata, ipnotizzata quasi, dal canto delle sirene.
Mi dispiace per questi anni gettati al vento, anche ora che le recriminazioni sono finite.

Con malinconia appunto contemplo il mio passato, incerta sul presente.
Anche se, mi sento come una che ha ricominciato a respirare di nuovo.

venerdì 1 marzo 2013

La mia madeleine

Ognuno ha la sua.
Che lo voglia o meno.

L'alimento simbolico che lo catapulta sensorialmente tra i piaceri del palato, il conforto della mente e dello spirito.
C'è chi so accontenta di poco e chi, come me, necessita di un "qualcosa in più".
E oggi, direi, mi sono meritata quel qualcosa in più, dopo aver eroicamente concluso una settimana sfiancante in cui non ho mancato uno, ma nemmeno un'appuntamento, un impegno, un'incombenza.

Vieni da me, mio spumoso bigné allo zabaione di Adriano, solo tu mi puoi ripagare della straziante convivenza con i miei bifolchi, le esternazioni psichedeliche del panzone, le maschili assenze disarmanti, delle crudeli involuzioni della sorte.
Con il tuo cappellino di cioccolato fondente, croccante sul tuo morbido capino, dispensi sublimi consolazioni, con la tua liscia, leggera ed elastica pasta celi il tuo cuore paradisiaco di dolcissimo zabaione, che giallo, morbido, leggiadro attende paziente di portare pietosa venia ai miei dispiaceri.

A testa alta esco dal negozio, dondolando orgogliosa il mio mini cabaret di paste, mi sento quasi più... bella mentre esibisco per strada il delizioso pacchettino rosa.
Chi porta la borsettina blu di Tiffany è orgoglioso?
Beh, mai quanto me quando sto per portarmi a casa la preda, ovvero il rosa Adriano, un vero e proprio attimo di beatitudine garantito.

Che pregusto con cura e che... finisce in un attimo, vassoio compreso, nella carta da riciclare.