lunedì 31 dicembre 2012

Grazie

Un anno sta per finire, e tirare le somme è quasi banale.
Ringraziare, sinceramente, lo è magari meno.

Ringrazio tutte le persone che ho invitato in questo blog per avermi aiutata, per quanto sia possibile aiutare una testona come me, facendo il possibile per starmi vicino.

Grazie per le osservazioni, i consigli, gli esempi, i dubbi. per gli insegnamenti.
Ringrazio per aver cercato di farmi capire il loro affetto, la loro vicinanza, per avermi condotto per mano a una maggior consapevolezza senza mai strattonarmi o cercare di insegnarmi qualcosa.

E soprattutto, grazie per avermi fatto capire di non volere una persona diversa, ma solo il meglio da quella attuale.

Buon anno.

domenica 30 dicembre 2012

Addio Rita Levi Montalcini

Addio a Rita Levi Montalcini, una persona che non si può non stimare e ammirare.
Motivo di orgoglio per tante donne, ottima bandiera del genere femminile, esempio e conforto per chi si sente scoraggiata in un'Italia sempre orribilmente maschilista e misogina.

L'esempio è chiaro.
Senza dedizione, lavoro e intelligenza, il genio non basta a raggiungere le vette della conoscenza.
Con stile e anche con ironia ha raggiunto un'età ragguardevole, continuando a lavorare e a partecipare alla vita politica del Paese con una puntualità da segnalare agli sfaccendati alle Camere.

Ci mancheranno persone così, abbiamo bisogno di persone serie, coscienziose e competenti. Quelle che, se hanno un minimo di buon senso, emigrano.

Da un uomo cerco...

Cosa cerco in un uomo?
Questa domanda me la sono fatta spontaneamente, leggendo un libro che mi è stato regalato a Natale.
Come si fa a trovare qualcosa che non si sa di cercare?

Stabilità, in primo luogo. Niente rapporti burrascosi stile telenovela della Bassa.
Quindi niente difficoltà insormontabili, dipendenze imbarazzanti, frequentazioni pericolose, passati troppo ingombranti.

In secondo luogo, credo che per me lo scambio di tipo intellettivo sia molto importante. Poter parlare, anche se magari gli interessi sono diversi, con qualcuno con cui poterli condividere che capisca quello che stai dicendo o che almeno ci provi.

Direi qualcuno che mi può migliorare, ma che non vuole perché non è sua intenzione, insegnarmi a stare al mondo. Qualcuno che non mi dice cosa devo fare.
Qualcuno che non vuole che io cambi a suo piacimento, che non ha come unico obiettivo quello di "importarmi" nella sua esistenza preconfezionata senza tener conto del fatto che io sia una persona con abitudini, gusti, esigenze proprie.

Cerco qualcuno che sia adulto e in grado di provvedere a se stesso e non convinto che la spazzatura trovi da sola la via del cassonetto o che la dispensa sia sempre miracolosamente piena. Che la lavatrice non sia un marziano e che i panni escano già stirati.

Cerco un equilibrio che pare essere la cosa più difficile da trovare a questo mondo. Equilibrio nel fare e nel riposare, nel parlare e nel tacere. Non cerco qualcuno che mi possa riempire l'esistenza, ma completare.

E qualcuno che mi faccia sentire amata, stimata e aprezzata per quello che sono e non per quello che posso fare per lui.

sabato 29 dicembre 2012

Impegno, pazienza, coraggio

Senza impegno non c'è risultato.
Senza impegno non c'è chiarezza.
Senza impegno non solo non c'è futuro, me nemmeno presente.

Senza pazienza non c'è speranza.
Senza pazienza non c'è perdono.
Senza pazienza non c'è condivisione.

Solo con il coraggio si può sperare nel futuro e si può, pur pagando un certo prezzo, inseguire i propri sogni.



Rivedersi

Nei giorni a cavallo di Natale trovo nella mia casella di posta elettronica una mail, gli auguri di una vecchia amica di mio padre e di mia madre.
Al termine della lettera si augurava che potessimo vederci presto, dopo mesi e mesi di distacco e molte vicissitudini.

In uno dei miei rari attacchi di impulsività decido di cogliere la palla al balzo subito e propongo la giornata di oggi, nel tardo pomeriggio.
Non invito mai a casa mia.
E' un disastro, perché c'è troppa roba che non ha un posto e mia mamma è specialista nell'ammucchiare con creatività quasi futurista cose che non c'entrano nulla.

Dopo uan robusta sessione di pulizie, mi dedico alla preparazione del ricevere, ovvero le stoviglie per il the, il fuoco nel camino e la preparazione della torta.

Mentre aspetto mi faccio un bagno spartano e salutare, andrei a dormire, lo confesso.

Puntualissimi arrivano e vado a riceverli prima che si perdano nel dedalo di case e porticine.
Ci accomodiamo in salotto. Dopo un po' di imbarazzo e di rigidità iniziale portata dal nuovo compagno di lei che non conosciamo, l'atmosfera si ammorbidisce.
Io mi dedico all'attività di servizio, riemergendo in modo comico dalla cantina con il servizio buono, teiera compresa, quello con il filo d'oro tipico anni '70.

Tra un dolce e l'altro, una conversazione a tratti stentata e banale, si trasforma in un'interessante lezione di storia dell'arte, dato che il compagno in questione è un ex professore della materia.
E mentre il sole declinava velocemente e la luce si ammorbidiva fino a sparire, noi seduti sul divano ce ne stavamo ad ascoltare le opinioni del nostro esperto su Picasso e Dalì.
Felici, una volta tanto, di essersi arricchiti.
Felici di aver ascoltato un discorso lineare, senza luoghi comuni, supportato da genuina conoscenza e da autentica passione.

Plum cake al caffé con gocce di cioccolato

Ricetta che ho fatto mille volte, semplice e rodatissima. Ideale per accompagnare un the.

Ingredienti:

320 grammi di farina
100 di burro
125 di zucchero (io ne metto di più, 140)
3 tazzine di caffè forte
3 uova
gocce di cioccolato

Montate i tuorli delle uova con lo zucchero.
Aggiungete il burro tagliato a pezzetti a temperatura ambiente, la farina, il caffè e il lievito.
Impastate bene e amalgamate delicatamente con gli albumi montati a neve (fatelo con albumi a temperatura ambiente, con un pizzico di sale, usando un cucchiaio di legno e con movimenti lenti dal basso verso l'alto).
Infine, aggiungete le gocce di cioccolato.

Cuocete in uno stampo da plum cake ben imburrato e infarinato per 1 ora a 180°.
Lasciate la torta nello stampo per 10 minuti nel forno aperto al termine del periodo di cottura.

Potete spolverare con lo zucchero a velo la parte sopra.

giovedì 27 dicembre 2012

Assetati alla meta

Qualche tempo fa, sull'onda dell'entusiasmo per la green economy, hanno installato in azienda delle comodissime fontanelle da cui attingere acqua microfiltrata, riducendo così il volume di plastica riciclata e anche il peso degli acquisti alla macchinetta.

Ora si è deciso di cambiare il gestore delle macchinette.
In pochi giorni si è generato il caos più totale, seguito all'annuncio che ognuno di noi doveva svuotare il credito presente nella chiavetta.
A questo è coincisa l'assenza del personale che deve riempire le macchinette, con la conseguenza di lasciare sguarnito tutto. Niente acqua, niente merendine, niente di niente.

Come in pellegrinaggio, file e file di gente si sono mosse tra i piani alla ricerca di qualcosa da portarsi a casa (qualsiasi cosa) pur di non lasciare nulla sulla chiave. Gente che vagava con le braccia piene di lattine e cornetti, altri che non riuscivano a prendere nulla.
Il vertice del ridicolo è stato raggiunto da una collega di Maria che, nella foga di prendere il più possibile, ha fatto cadere nel cestello tante di quelle cose da bloccarne la porta basculante.
Ha completato l'opera affiggendo un cartello in cui si dichiarava che tutto il contenuto del cestino era suo e solo suo, indirizzato alla logistica.

Stamattina, un deserto: macchinette spente, tranne una, zucchero esaurito, e, ora, incrocio due operai che sono venute a prendersele le macchinette, comprese le fontanelle dell'acqua....
Morale, domani devo affittare uno scerpa per portarmi l'acqua oppure fare la sete...
A voi la scelta.



mercoledì 26 dicembre 2012

Lasagne prosciutto e funghi

In questo periodo di emergenza alimentare e di necessità di avere del catering sempre pronto, ho inventato questa ricetta per ovviare alla noia delle solite lasagne ricotta e spinaci.

L'ho fatta con dei fogli di lasagna già pronti in questo caso, data la scarsità di tempo a mia disposizione.

Ingredienti:

pasta per lasagne
funghi surgelati (1 busta)
prosciutto cotto
besciamella
grana grattugiato,
noce moscata
aglio
olio
prezzemolo

Ho fatto rosolare il padella i funghi con aglio e olio, completandoli con poco prezzemolo.
Ho preparato io la besciamella, e ho alternato strati di pasta, prosciutto cotto e funghi, fino ad esaurire la pasta. Ho completato con besciamella e formaggio grattugiato e messo in forno a 180° fino a gratinatura completata.

lunedì 24 dicembre 2012

Aggiornamento crisi

Un tangibile segno della crisi può essere letto tra i mille sconti di cui vengo quotidianamente bombardata ogni giorno. Non solo sconti nei negozi, ma anche online.
Spese di spedizione gratis, sconti online, buoni regalo...
Saranno sconti veri?
Ma fiocacno i negozi con cartelloni che pubblicizzano tagli ai prezzi.
Fioccano anche quelli che chiudono, tanti in centri storici sempre più poveri e vuoti.

I ravioli della festa

Questo è il menù della festa che, finché sono stati vivi i miei nonni ha caratterizzato le nostre feste.

Il piatto forte sono i ravioli.
Ravioli che venivano fatti con la gallina a cui veniva tirato il collo per l'occasione.
Ravioli fatti in casa, con la pasta all'uovo, grossolani, con ripieno di gallina, prosciutto o salsiccia, parmigiano, noce moscata.
Serviti con un fondo di brodo di gallina e formaggio grattugiato.

Salame sottograsso, mandarini e frutta secca non potevano certo mancare.
Poco importante il secondo, quando c'era, magari della carne, ma non importava.
Il dolce, invece, anche più di uno, non mancava mai.

In tutti i dintorni questo è il piatto tradizionale, sostituito nel tempo con altri, magari già pronti.

Naturalmente l'orario del pranzo era assai anticipato e non oltre le 12 e 30.
Quello che ricordo è anche la noia, il lunghissimo pomeriggio passato accanto alla stufa (sempre un freddo cane nella vecchia casa) e il pensiero dei compiti da fare.
A ognuno la sua sedia e a mia mamma lo sgabello, chissà perché.

Stanotte ho avuto un incubo, Grillo in Parlamento

Mentre gli italiani brava gente sono impegnati a correre qui e là come schegge impazzite per l'acquisto degli ultimi regali e per consistenti spese, atte a riempire la pancia (sport nazionale) il nostro attuale Governo è arrivato al capolinea.

Il destino dell'Italia è quindi nuovamente in gioco, e la posta è decisamente alta.

Ho ascoltato l'intera conferenza stampa di Monti ieri e mi sono subìta anche il lungo prologo di Mentana. Certo, si è trattato di mettere i puntini sulle i, e l'ha fatto davvero bene.
Non posso negare di subire il fascino della presentabilità, dopo anni e anni di schifo elevato all'ennesima potenza.

Ma sono letteralmente terrorizzata dagli Italiani.
Nel Parlamento (e ricordiamoci che l'attuale legge elettorale è sempre quella di prima) c'è sempre la solita gente. Così al Senato. E io sono disgustata, davvero disgustata all'idea che, ancora una volta quei mostri si occuperanno di "gestire" l'Italia.

Ma gli Italiani lo capiranno?
Non ho una grande opinione dell'italiano medio. Del resto, come averla? Dopo tutti questi anni di Governo Berlusconi, è impossibile pensare che l'Italiano sia particolarmente brillante.
Interessato alle piccole e piccolissime cose, stordito dalla tv, dal troppo lavoro e dalle ansie quotidiane, poco istruito. Insomma, Machiavelli ha sempre ragione.

E così rischiamo di avere Grillo in Parlamento.
Penserete, un buffone in più, uno in meno...
Ma non è così.
Perché i danni che possono fare quelli lì sono tantissimi. E durano a lungo nel tempo.
Molto a lungo.
Le pensioni, i vitalizi i privilegi...
Il voto a Grillo è per lo più un voto "contro". Sarebbe ora di smetterla. E di votare per, con contro.
Di individuare demagogia e populismo a basso costo e di ignorarlo. Mi riferisco anche alla Lega, al Silvio, ad altri. La politica è un mestiere e di dilettanti ne avremmo anche basta. Ci vuole competenza e serietà.

Ma gli italiani lo capiranno?
Ho hanno anche la testa piena di panettone, oltre alla pancia?

giovedì 20 dicembre 2012

Sconvolgimenti

Ho discusso stamattina.
La nostra non aveva tutti i contorni di una lite e nemmeno di una diatriba.
Ho scelto con cura le parole, le pause, i silenzi.
Ho scelto cosa non dire, soprattutto.

Per cui ho un gran peso di cose trattenute che mi grava adddosso, insieme a una gran voglia di gridare.

Il punto è: perché?
Perchè dopo tanto tempo, lavoro, riflessione, ho tutta questa rabbia dentro?


Il motivo è sempre lo stesso, l'allegra famigliola sostitutiva, che offre sempre motivo di brillante e scoppiettante quotidianità. Per farla breve, i nostri, dopo aver sbolognato i figli ogni santo we che Dio comanda, dopo aver delegato in gran parte il mantenimento familiare al nostro e a un'altra vittima, idiozie comprese, va in crisi. Separazione nell'aria, lui fa casino, lei pure (secondo me) guardandosi intorno. La situazione è questa, duole dirlo, abbiamo qui un chiaro esempio di principessa con prole al seguito, ben impiegata da anni per circuire il nostro, che a breve si troverà a occuparsi della sua situazione economica. Come si mantiene?

Sono anni che prepara il terreno. Eccolo qui il terreno, bello pronto e con anche la cittadinanza italiana incorporata e famiglia benestante. Si tratta del nostro fesso, che nemmeno se ne accorge.
Da tempo anche il marito cerca di piazzarla, in modo da levarsela dai piedi, sempre al nostro somaro.

Quello che ho detto è semplicemente che gli auguro di non mettersi con questa (conosco il genere). Dato che questa storia ha pesantemente condizionato la sua vita e quella delle persone intorno a lui.
Non gli ho nemmeno detto che gliel'ha rovinata.
Mi ha risposto che non è un problema immediato. Capirai è miope.
Io gli ho risposto che il terreno si prepara con il tempo.

La discussione è ripresa nel pomeriggio.
Sempre le solite baggianate mi ripete.
Gli ho detto che mi pare abbia perso il senso della realtà.

Detesto queste persone.
Detesto lui per il suo egoismo e la sua stupidità nel farsi sfruttare.
Lo detesto per aver con disinvoltura e indifferenza giocato con la vita altrui.
Lo detesto per i soliti argomenti che ripete senza un briciolo di spirito critico.
Per poi lasciarsi plagiare così da questi stolti.
Detesto loro per la rapacità, per l'opportunismo, per la falsità.

Non è facile passere oltre 7 anni di tira e molla.
Ma questo risentimento fa male solo a me.
E vorrei liberarmene.
Una volta per tutte.



mercoledì 19 dicembre 2012

Immatura

Stamattina sono arrivata alla conclusione di essere un persona immatura.

Da un po' di tempo osservo gli altri e mi sembrano tutti più presenti, più organizzati, più precisi.
E invece a me le cose sfuggono di mano, le dimentico, le sbaglio, sono goffa e maldestra.

Soprattutto, ho preoccupanti eccessi di vergogna e timidezza, inspiegabili e ridicoli per una donna di una certa età.
Maturità e sicurezza non vanno forse in coppia?
Ma, a dire il vero, qui siamo ben lontani dall'essere un affascinante esempio di brillantezza intellettuale e di controllo della situazione.
Un eccesso di emozioni (e anche di porte sbattute in faccia, in passato) mi rende timorosa e legnosa.
Così finisco per concentrarmi sulle mie abbondanti sacche di insicurezze invece che essere, per quanto possibile, accattivante e simpatica. O, nella migliore delle ipotesi, normale.

Come se la testa mi pesasse e, d'un colpo, mi venisse solo in mente che sono spettinata, che ho la pancia, la fronte lucida....

Sono talmente presa dalle mie paranoie da non riuscire ad uscire dalla mia testa.
Così non rimane spazio per gli altri, per il dialogo, per l'empatia, per l'ironia.

Si tratta di immaturità bella e buona.

martedì 18 dicembre 2012

Aperitivi aziendali

Discorsi e "cavallette", così posso sintetizzare l'aperitivo aziendale di ieri.
Con la decisione strisciante di non rinnovare i contratti a tutti i tempi determinati in scadenza nei prossimi mesi, ci sarebbe davvero poco per cui brindare. Misura prudenziale, anche se andiamo, tutto sommato, bene, data la situazione contingente.

E invece decidiamo di spendere diverse centinaia di euro per l'acquisto di pizzette, salatini, Coca Cola, tartine e via discorrendo. La fiera del grasso saturo di bassa qualità, insomma.

I tavoli vengono imbanditi e il profumino sale per 50 minuti, il tempo necessario per la produzione di ben tre discorsi ondivaghi, dall'andamento circolare, noiosi, sfilacciati e senza filo conduttore.

I presenti, e io nelle ultime file, in corridoio, attendono di potersi buttare sul cibo allegramente.

Appena viene dato il segnale, le cavallette si precipitano sui tavoli, sgomitando per un piatto e per l'assalto all'ultima brioche salata.

Io sto a guardare, l'idea di buttarmi nella mischia, traballante sui tacchi, non mi entusiasma molto.
E intanto mi godo lo spettacolo delle coppie. La mia collega, eroica nei sui stivali cinesi di gomma tacco 12, modello aggressive, tenta un disperato approccio con il bovino consulente del pian terreno.
La leopardata consulente informatica esibisce una scollatura abissale nel gelo del dicembre milanese e punta sorridendo sotto un trucco pesante al bello di turno.

Io attendo, nel mio vestito nuovo, di prendere qualcosa che mi si depositerà, implacabile, su fianchi e stomaco.

C'è chi viene per strafogarsi, chi per bere, chi gira intorno da solo, non sapendo con chi parlare.
Chi come me si vergogna, e gira al largo e osserva.
Chi fa gruppo e trasferisce quello della sigaretta al buffet.

Molta è la roba avanzata, che oggi ci è stata riproposta.
Stranamente non ha trovato la via della casa privata....


lunedì 10 dicembre 2012

Cronaca di un pranzo "travagliato"

Avete presente una logorrea potentissima?
Un fiume inarrestabile di parole che si accavallano senza lasciare nemmeno il tempo di respirare, né al conferenziere, né a chi lo ascolta.

Argomento: coliche.
Alla cistifellea.

Protagonista: il tizio a cui mi sono ostinata a stare appresso con scarsa soddisfazione ed elevatissima delusione per un sacco di tempo.
Che ha bloccato prima Maria in corridoio, prima del pranzo e non la lasciava  più venir via.
Fin dal corridoio sento la voce con punte stridule del suddetto. Chi avrà bloccato?
Maria, con cui io devo andare a pranzo.
La segue fin davanti alle macchinette, inondandola di parole, descrivendole, a quanto sento, le sue coliche fin nei più interessanti particolari.
Attendo, non volendo sembrare impaziente, e nemmeno indiscreta, non sapendo se lei voglia o meno essere salvata.
Alla fine cedo, entro in sala mensa e mi aggrego, timidamente, al bello.

Vado a scaldare il mio pranzo e..
vedo il nostro uomo che segue Maria, si piazza davanti al nostro tavolo e continua, imperterrito, torrenziale come un tornado caraibico il racconto delle sue coliche alla cistifellea dell'altra settimana. Oltre il buon gusto, davanti alle mie lasagne, per decine di minuti.
Non servono le punzecchiature, più o meno delicate.

Noi ci distraiamo, ma lui avvinghia il bello, che alla parola dieta si illumina e si risveglia dal torpore. Interloquisce un po', e poi, anche lui, si stanca.
La sua espressione diventa catatonica, il colorito quel leggero grigio pietra della noia profonda e imbarazzata. Sul suo viso compare la noia e la domanda: ma quando finirà?

Non se ne voleva andare.
Manco per idea.

Alla fine, pur di non mollarci, si mette a parlare di frutta, di quella che non mangia.
E non basta la mia frecciatina: non mangia frutta perché va sbucciata.

Alla fine si parla di vino, del vino che potrei fare nelle mie proprietà millantate (un diossina wine, dato l'inquinamento della zona). Mi peschi sul vino? Fai lo spiritoso? Io sarei un vino rosso, fermo e corposo. Mi provochi con la Bonarda?
Uff, perché non un Barolo? E sventaglio una serie di vini che mi fanno felicemente ribattere alla battuta:- Sta facendo la simpatica negli ultimi tempi perché punta all'eredità.- con un :- Ma non sono nell'asse ereditario. E comunque, no, no, tu sei un debito troppo grande.- E l'altro ride....

Alla fine, di tutto oserei dire, se ne è andato.
Giusto in tempo per vedere due foto....

Le ragioni di tutti

Oggi mi sono svegliata e, improvvisamente, ho cominciato a sentire le ragioni di tutti.

Le ragioni di chi si è buttato giù dal letto all'alba, ha acceso una macchina gelida nel buio, ha aspettato che si scongelasse e ha guidato nella notte nebbiosa fino alla stazione, per arrivare al lavoro dopo ore. E lì il treno non c'era e ha passato mezz'ora nel buio pesto del gelo artico sceso sull'Italia fino al successivo, per sgomitare come un matto e salire sulla prima carrozza dove buttarsi, dopo aver sgomitato per salire, tra porte rotte e carrozze intasate, addosso a te, sgomitando per tutto il viaggio e non tacendo un secondo.

Le ragioni della gente che sciama nei corridoi della metro, chiedendosi il perché sia già lunedì.
Visi di diversi colori ed età, i volti appiccicati al finestrino dei ragazzini sul tram, ostinati a guardare fuori, persi in fantasticherie evanescenti, coperte dalla musica degli auricolari. Le vacanze alle porte, dopo le ultime verifiche, i regali che arriveranno oppure no, desiderati con grande intensità. Così presi da se stessi da ignorare un universo di vecchiette traballanti sul vecchio tram in curva libera.

Le ragioni di chi si trova a fare le pulizie sui treni. Li vedi, alla mattina presto, che attendono sul binario l'arrivo del treno, armati di spazzole e secchi. Tu scendi e loro salgono, per non partire per nessun luogo. Sono italiani, chissà come sono arrivati lì, perdendo magari vent'anni o più di posto onesto in fabbrica, si sono trovati con lo spazzolone in mano.

Le ragioni di commesse perfettamente truccate e pettinate, già intente a mettere a posto gli scaffali alle 7 e mezza di mattina. Un lavoro lunghissimo, che richiede presenza, magari con una musica assordante, e per pochi soldi, impegnati a tenere a bada l'arroganza della gente.

Cammino e sento i pensieri, i timori, le speranze di tutti quelli che mi si avvicinano e allontanano, ognuno con la sua storia scritta in volto, intento a trascinarsi verso una nuova giornata, una nuova settimana.

Li vedo, ho interesse per l'osservazione, come se la nebbia densa dolorosa e velenosa che mi soffoca da anni si fosse un po' rarefatta. Fermarsi ai bordi, guardare oltre la propria disillusione, guardare oltre se stessi, per scoprire un mondo intero che, nel bene e nel male ti aspetta, è una grande vittoria.

Alla faccia di chi ti ha voluto e fatto del male.




venerdì 7 dicembre 2012

Come riaprire con certezza le ferite e riportare a galla i rancori

Un sms, uno strumento meraviglioso per una comunicazione veloce ed efficiente.
Ma anche tanto pericoloso, soprattutto quando si naviga così sempre sul limitare di un contrasto.

Dieci o quindici giorni di beata lontananza, ognuno con i suoi problemi, di salute, familiari.
Eccoci di nuovo a condividere lo stesso spazio ristretto.

Una giornata meno entusiasmante delle altre, con qualche pavone di troppo intento a gratificare il capo.

E la sera, dopo che, in fila, ho preparato la cena, ho fatto il bucato, l'ho steso, ho sistemato la cucina, arrivata a casa tardi per colpa dei suddetti, mi arriva un sms con richiesta di notizie su mia mamma.
Adesso?
E poi la domanda: ma che aiuti hai?
Nessuno, mi aiuto da me.

Strano per chi ha sempre vissuto nella bambagia e fa il generoso assumendosi per finta la responsabilità altrui.
Creandosi una famiglia fittizia, ma senza veri legami di responsabilità.

Non sono stupito che ti aiuti da te.
Ecco, invece stupisciti.
Così come sono stupita io nel capire che, da quel bamboccione che sei, non ti rendi nemmeno conto di quanta fatica, di quanta paura, di quanta ansia si porti con sé chi è da solo, chi sa di non poter sbagliare, e il venire a patti con le proprie imperfezioni, a metà tra il rimorso tra chi ti chiede sempre più di quello che hai e il rimorso di non poter adempiere per intero alle tue responsabilità vere.
Un gioco alla rinuncia, con l'acqua alta ogni momento e il timore dell'ondata.

E invece io avrei bisogno eccome di qualcuno accanto in spirito e opere, in un sostegno morale e materiale, elargendo protezione, rassicurazione e confrorto. E facendo anche qualche commissione.

Un sms lasciato a rantolare sul telefono, ma che prolunga i suoi effetti nel tempo.

mercoledì 5 dicembre 2012

Tentativo di omicidio con deodorante per ambienti

Asfissia.
Stavolta non è una metafora per descrivere la lenta morte che il ciccio malefico ci infligge ogni giorno, ma è la vera morte per soffocamento.

Entra nell'ufficio dei colleghi a fianco, con i soliti movimenti concitati, brandendo braccia e gambe come un Playmobil, roteando gli occhi come un indemoniato. Invece di fare gli opportuni auguri al nuovo papà al momento della consegna del regalo, si gira a destra e annusa, si gira a sinistra e inspira aria a pieni polmoni.

-Qui c'è un odore, qui c'è un odore...- - Sei forse tu? - si avvicina come il lupo a Cappuccetto a una collega, guarda caso l'unica allergica a profumi e deodoranti. E annusa la testa della poveretta, seduta alla sua scrivania.
- Oppure tu - e con aria minacciosa odora la collega.

- So io cosa fare -
Parte sparato per farsi rivedere dopo 30 secondi.
Con una bomboletta di deodorante, che ha preso in bagno.

Con lo stesso movimento di Puffo Writer si mette a spruzzare un quantitativo stratosferico di deodorante di bassa lega, cattiva qualità e ancor più basso prezzo.
Finché i presenti iniziano a tossire vistosamente.

Esce tutto gongolante, con il pancione sballonzolante, mentre i presenti continuano a tossire nella stanzetta riempita di Cfc, e spalancano tutte le finestre nel gelo di gennaio.

Signore abbi pietà, inviaci un esorcista...

Mistero

Perché, secondo voi, uno si riempie la pagina Facebook con una serie impressionante di associazioni in difesa dei gatti, si mette una foto per il profilo con il gatto e ti dice di detestare i gatti e amare invece i cani?

Io non so darmi una spiegazione.

Emozioni

Da ieri un dubbio mi assale: avrò parlato troppo?
Avrò sbrodolato troppe scemenze a tavola ieri, presa da una frenesia perniciosa e mal indirizzata?
Talvolta, l'eccesso di parola è peggio che rovesciare un bicchiere o sbrodolarsi davvero.

Il punto è che non lo so valutare.
Il punto è che ho cercato di essere colloquiale e brillante, e di dare un'immagine migliore di me.
Il punto è che io non posso essere brillante a comando.
E soprattutto quando ho passato 9 giorni a pensare fissamente a qualcuno e quando me lo trovo davanti mi imbarazzo da sola per la mia dabbenaggine.

Sorridi, e io ho sorriso e sorriso e...
Forse non è stata una buona idea mettersi a parlare di operazioni ed esami e paure ospedaliere.
E nemmeno dei miei disastri culinari.

Innaturale, questo è il problema.
Tutto ciò che è innaturale e artificioso crea immagini moleste e un retrogusto metallico come di dolcificante artificiale che può anche non piacere.

E forse, pensandoci bene, la minigonna con le calze a rombi era un po' un azzardo.
Faceva un po' "prosciutto retinato"... anche se in nero.

lunedì 3 dicembre 2012

Professione: non casalinga

O lo sei o non lo sei.
Casalinga, intendo dire.
Con quel senso squisito per l'ordine, la precisione, gli oggetti che hanno un loro posto, le dita che, nell'aprire un'anta afferrano solo la maniglia e non lasciano ditate ovunque, i caffè che non sbrodolano sul fornello appena lucidato, gli abiti che cadono stirati perfettamente, senza pieghe aggiuntive non previste, i bucati stesi con cognizione, i piatti che escono dalla lavatrice ben lavati.

Non è il mio caso: figlia e nipote di non casalinghe incallite, con il caos e l'approssimazione nel dna, nonostante mi sforzi, non faccio eccezione.

Mi impegno, frego, lucido e gratto, ma è più forte di me.
Lavo il pavimento? Metterò il piede su qualche goccia e impiastrerò tutto a lavaggio appena concluso.
Stiro qualcosa?
Alla fine ci saranno più pieghe e più tenaci di prima.

Un bel bucato: il timore di disintegrare qualcosa è sempre vivo nella mia mente, quasi fosse un timore primordiale.
Così faccio un bel bucato delicato, manco dovessi lavare un neonato e...
la macchia rimane lì dov'è.
Imperturbabile.
Non basta fregarla, pregarla, ringhiarle contro.
Non scompare e non si sposta.

Ore 6 e 30 del mattino di un lunedì pesante, avvolto dalla tosse, un triste caffè della moka, sotto la luce giallastra e artificiale della cucina.
Mentre annaspo cercando di fare tutto - gatto, ok, pranzo ok, chiavi, ok, finestre, ok - quando, dopo una piroetta poco fortunata verso il caffè nella tazzina, contravvenendo alla più elementare delle norme di prudenza, non si versa mai sul fornello!!!!
Un rigurgito della caffettiera fa precipitare parte del contenuto sul fornello lucido e pulito.

Perché, perché così maldestra....

Il benvenuto

Dopo una settimana di bronchite, torno in ufficio in una gelida mattina di inizio dicembre, con un vento tagliente che annuncia l'inverno ormai arrivato.

Mi tuffo letteralmente nel lavoro arretrato, accantonando i pensieri casalinghi che si addensano come nuvole nere nella mia mente.

Dopo circa un'ora e mezza/due arriva il nostro ciccio bombardiere che fa: - Ué sei tornata (ascolta i Club Dogo forse?). Che brutta faccia hai. Occhi lucidi e, te lo devo dire, hai anche il naso rosso, non un bel vedere. Come stai?.-:

- La mia bronchite sta meglio di me....-.

Facendo roteare tutta la sua pancia, definendo un globo da fine del mondo, mi guarda e mi fa:- No, ma tu sei schizofrenica. Sei sicura di non essere schizofrenica?-.

E io, con suprema indifferenza e calma, come fosse un rumore di sottofondo dico:- Beh, con i tagli alla sanità questa visita non me l'hanno ancora fatta fare, per cui non saprei...-.

Gira i tacchi e rotolando...
Se ne va!

domenica 2 dicembre 2012

Gnocchi di semolino

Un piatto che non so fare e che mi fa impazzire ogni volta che ci provo.
Tento una tecnica diversa, ma niente.
Stavolta mi sono dedicata alla video ricetta di Giallo Zafferano.
Nulla, o meglio, uno sfacelo.

Semolino ovunque. E quando dico ovunque dico ovunque.
Ho appena finito di pulire la cucina, non capisco come sia potuto precipitare in qualsiasi luogo a questa maniera.
Tenace come il vinavil la prossima volta che devo appendere un quadro uso quello e non le viti.

E' un piatto comodo, l'ideale da porzionare, surgelare e lasciare a un convalescente.

Quindi, mi sono detta, vai con il semolino.
Alle cinque attaccavo con il latte.
Alle 7, con straodinaria precisione, mia mamma si presentava in cucina e osservava, tra i fumi dell'anestesia e delle medicine, una salame che si destreggiava tra polpettine appiccicose, granellini pestiferi, e gnocchi di aspetto incredibilmente... approssimativo.

Carta da forno, bagnata e asciutta, coltelli, stampini, bicchieri, il dorso di una teglia per la pizza...
Bilancio, una montagna di piatti da lavare, fornello, forno, pavimenti, armadietti da pulire per tirare fuori una teglia di roba (da disincrostare ovviamente). Anche le piastrelle erano sporche.

Scriverà anche libri, sarà anche quotata come cuoca ma... poteva scriverlo che gli gnocchi di semolino si fanno solo con la polentina fredda altrimenti succede l'ira di dio così come proprio è accaduto.

La ricetta non la posso scrivere perchè devo metterla a punto ancora.
In attesa che mi venga ancora voglia di farli.

Conforto invernale

Nell'aria grigia di questi giorni che corrono velocemente verso l'Immacolata, tra foglie che cadono, nell'arietta gelida e tagliente dell'inverno che si annuncia, mi trovo sulla strada della farmacia, alla ricerca dell'antibiotico.
A piedi, data l'assenza di parcheggi, mi muovo nel centro cittadino, nel fervore di una piccola folla che di sabato già assapora l'anmosfera natalizia, con la scusa delle feste imminenti già carichi di pacchetti, come da tanto non si vedeva.

E' un attimo, basta abbandonare la strada principale e in questa mattina di sabato mi lascio velocemente alle spalle il traffico e il chiasso della città.
Costeggio lo stagno e osservo le imperturbabili anatre che mi guardano sonnacchiose.
Per un lungo momento solo i miei passi risuonano nel silenzio.
Passo gli alberi ormai spogli, e percorro gli ultimi metri verso casa.

Il tepore che mi accoglie entrando è quasi commovente.
Libera da cappotti, sciarpe, e stivali, entro in una cucina silenziosa e immersa in una penombra autunnale.
Apro con certezza un armadietto, e mi dedico al momento più dolce della giornata: la mia tazza di the.
Mentre l'acqua si scalda e il the si prepara, mi sento come sospesa, tra la pace odierna e quello che mi aspetta, come una nuvola all'orizzonte, minacciosa e incerta.
Ma il calore del liquido scuro e amaro agisce su di me come un'abbraccio.
Un lungo, lieve e delicato abbraccio.
Sullo sfondo si stagliano problemi a non finire, ma questo momento, solo mio, è come ossigeno per i miei pensieri preoccupati.