Sozzago è un piccolo e mediamente squallido paese sepolto nella Pianura padana, in mezzo alle zanzare (tante) alle risaie e a qualche campo di mele.
Abbastanza per organizzare una sagra della mela, che tutti gli anni viene a inizio settembre prima dell'oca di Mortara, insieme a quella di Castel d'Agogna e molto prima dell'offella di Parona.
Il paese di Sozzago è tanto triste quanto immobile.
Non c'è la ferrovia, non esiste un vero centro storico, ma solo un agglomerato di case vecchie e non molto ben conservate. A parte una piccola piazza in cui, appunto, si è tenuta la Sagra.
Preceduta da un battage pubblicitario notevole, quella che doveva essere un gran avvenimento nella società di Sozzago si è riassunto nel seguente nulla rumoroso.
Un sacco di macchine parcheggiate ovunque e una folla di persone mi hanno illusa di trovare quello che normalmente una donna cerca in una sagra di paese: bancarelle.
Quello che, dopo poco, si è rivelato essere tutta la sagra era tutto nella piazza grande come un fazzoletto.
Nell'ordine: in fondo al quadrato un palchetto composto da tre assi di legno da cui proveniva musica di gusto scadente, in cui una tizia vistosa nella sua parruccona bionda tentava di coinvolgere in un karaoke i bambini, presenti, senza risultato.
Alla sua destra un finto giovane con tanto di cappellino da baseball bianco.
Di fronte a loro non più di dieci persone, sotto palco ad sentire la pietosa conduzione. Certamente tutti parenti o amici.
A fianco un enorme castello gonfiabile da cui si lanciavano tutti i bambini, sempre urlando come la presentatrice. Sempre sulla sinistra l'ingresso alla cascina del cibo, ovvero l'aia in cui hanno fatto la festa alla mela. Menù con i prodotti tipici della zona: gorgonzola, risotto, salame e qualche piatto di carne cotto per giorni.
Due bancarelle: una con le mele di Sozzago a 5 euro il sacco. E l'altra in cui per tre euro ti davano succo di mela e mele fritte, tanto unte da far venire i sensi di colpa anche solo annusandone l'odore.
Infine, dalla parte opposta della strada la Mostra di Pittura.
In ogni paese che si rispetti c'è sempre uno o più che una volta in pensione si crede un artista e inonda di quadri con soggetto bucolico tutta la cittadinanza.
Qui nel cortile di un palazzo fatiscente c'erano dei volontari che animavano i bambini facendo pescare le bottiglie vuote e buttar giù i barattoli con le palline da tennis.
In un angolo il Pittore e il nipote adolescente, che, dall'espressione, occupava la sedia a fianco del nonno da più e più ore. Sguardo catatonico, noia palpabile e silenzio mortale.
Conclude il tutto il solito banchetto del senegalese che vende borse e uno monotematico Lego ora e per sempre, con tutti i Lego che hai mai desiderato.
Infine, caccia al tesoro per i bimbi...
Insomma, l'unica cosa da fare era affogarsi in una birra gigante, peccato che non sia esattamente la mia roba preferita...
La tristezza di una Paese in festa è paragonabile solo alla tristezza della festa stessa....
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