giovedì 27 settembre 2012

E un libro ti salverà la vita




Dopo una giornata davvero deludente, di quelle che mettono a dura prova l'autostima di chiunque, ieri, al ritorno in treno, ho preso in mano un libro che mi era stato appena prestato.

Si tratta di Romanzo rosa di Stefania Bertola che mi ha portato la mia amica Laura.
La storia è quella di un gruppo di corsisti alle prese con un'insegnante terribile che dovrebbe insegnar loro i segreti della scrittura di un romanzo rosa e condurli alla redazione di un intero Melody.

La lettura mi ha subito avvinta: i principi di redazione della storia rosa sono esilaranti, ma mai quanto le storie confezionate dalla corsista/protagonista, la bibliotecaria Olimpia.

Senza alcun ritegno e senza timore del ridicolo i corsisti si lanciano nella redazione delle più trite banalità rosa, con personaggi idioti e situazioni stranianti, descritte grondando aggettivi inutili e ridondanti. Fa da contraltare una perfida insegnante mitizzata quanto da operetta.

Il libro mi ha avvinto, divertito, fatto ridere anche la sera dopo cena a letto, sotto le coperte.
Mi ha consolata e rasserenata, ed è stato bello.

Un libro, l'ironia e l'intelligenza mi hanno salvato dalla tristezza, confortata e accolta nel grande abbraccio della mente intelligente.




mercoledì 26 settembre 2012

Pranzo con la mummia

E' partito male: la circostanza per questo eccezionale pranzo "allargato" è la fine del contratto di una collega molto simpatica.
Gli auspici erano pessimi: pioggia a catinelle che mi ha costretta a passare mezze ore, la sera prima, alla ricerca di un look semplice, ma non banale, ricercato, ma non fuori luogo, elegante, ma non inamidato, tenendo conto di non volermi bagnare i piedi, dato il raffreddore.

Insomma, un look inarrivabile per me, per la cicciottella che c'è dentro e fuori di me e per il mio guardaroba allo sbando.

E poi, ho maturato delle attese. Di più, ero emozionata. Davvero una scemenza, non c'è che dire.
Al momento buono non sapevo cosa dire.

Dopo aver manovrato ed essermi con naturalezza (questa vera) piazzata esattamente davanti a lui a pranzo, mi sono resa conto dell'infelicità della scelta.
Il posto era rumorosissimo, con un chiasso apocalittico che rendeva impossibile parlare, anche urlando.

E questo che, come una mummia, di stava davanti senza guardarmi quasi.
Io, che ho un tono di voce già basso, che non sapevo che dire.

L'omino barbuto che strillava e si lanciava nelle solite noiose tiritere. L'altra che trillava solo un po' meno forte di lui.

Oddio, hanno anche finito il pesce spada che io desideravo...
Accidenti, la mia sicurezza si è polverizzata di fronte alla mia emozione. Alla sensazione di essere inadeguata. Al fatto che sembrava pensare che dicessi scemenze a ogni frase. Ne aveva proprio l'aria, l'aria superba e annoiata di chi è stato in qualche modo costretto a mescolarsi a questa platea poco affine. Guardava in giro, oltre e fuori dalla finestra. Il passo successivo era quello di erigere una barricata con il cestino del pane, fortificata con gli stuzzicadenti e difesa dall'olio!

Una mummia sarebbe stata più vitale. E comunque più cordiale con me...

Al ritorno mi sono sentita profondamente ferita nell'amor proprio.
Sensazione che continua e che cercherò di seppellire nella lettura.

La mia pancia in tilt

Aiuto, la mia pancia fa le capriole.
Anzi, fa delle evoluzioni da circo, a giudicare dai sommovimenti che sto avvertendo.
Improvvisamente è lievitata, come un panettone in procinto di scoppiare.
Con circospezione mi guardo intorno: oddio, qualcuno se ne accorgerà?

Una via di mezzo tra il rombo di un tuono e il fragore della cascate del Niagara si abbatte sul mio povero pancino, il centro delle mie emozioni, anche queste, poverette, un pochino ammaccate.

Troppe emozioni e "non emozioni" che hanno mandato in tilt la mia pancia delicatissima, che ora ruggisce e si ribella.

Forse sarebbe bene ascoltare cosa dice... Aspetta aspetta, mi sta gridando: - Ehi sorda, come fartelo capire? Come? nemmeno urlando mi stai ad ascoltare. Smettila immediatamente con queste situazioni mortificanti. Devi seguire solo quello e chi ti fa stare bene, hai capito sciroccata? Come se non ne avessi perso abbastanza di tempo dietro a persone frustranti. Ma ti pare sensato farti destabilizzare da un nulla assoluto? Non sei una bambina, lo sai che tu che non si può piacere a chi non si piace, nemmeno compiacendo. Quindi, queste energie, impiegale altrimenti.
Leggi, fai sport, esci, frequenta altre persone... -.

Credo che la mi pancia ragioni alla fine meglio del mio cervello, temo...

Dovrei darle retta. Anche se non è semplice è l'unica cosa da fare.

martedì 25 settembre 2012

Fuga per la libertà

Dopo aver tirato scemi tutti (ma meno del previsto, ci immaginavamo cose apocalittiche, date le premesse) è andato.

E anch'io, forte delle mie tante ore, in più tra poco me ne andrò.
Verso il sole di una fine di settembre pazzerella e la gioia di un giro in centro.

lunedì 24 settembre 2012

Pulcinella si prepara alla guerra


Dopo essersi procurato nemici a pacchi per motivi futili e senza scopo, il nostro ciccio, da rolling stone del gruppo si sta trasformando in bersaglio, o meglio, quando qualcuno ha cercato di porre un freno alla sua folle e sconclusionata corsa verso il nulla, dandogli degli obiettivi, è iniziato il delirio.

Come una palla impazzita, prima rotolava a casaccio e con grande velocità.
Oggi invece si trova a rotolacchiare in una sede prestabilita, lento e mortificato dalla richiesta di chiarimenti, di numeri, di risultati.

Ogni volta che tenta di stendere qualche avversario vero o supposto, ecco che arriva una bella scivolata.

Ora, siamo alla vigilia di un tonfetto, che stiamo cercando di imbellettare in ogni modo per renderlo invisibile. L'arte di trasformare un tonfo in trionfo, ricorrendo a modifiche più o meno sostanziali della verità, tipo grafici troncati ad hoc e via dicendo, è il diktat di oggi.

Dopo aver sbolognato la realizzazione delle presentazioni a destra e sinistra, il nostro genio sta trattenendo a oltranza  i colleghi con funzione di segretariato (tutti) e bersagliando me e un altro di chiamate con le richieste telegrafiche più assurde (prezzo della zero coupon? ma quale poi.... Beta di Terna?...ehhhhhhhhhhh).

Mentre attendiamo la prossima assurda chiamata, stiamo progettando i festeggiamenti: mentre ciccio starà esibendo le sue balle (sperando che se ne accorgano di sopra) noi ci daremo alla pazza gioia con crodini, patatine, torte e brioches.

Questo è il solo pensiero capace di sostenerci di fronte al telefono impazzito e al ciccione che barrisce peggio della mamma di Dumbo quando volevano portarglielo via.

Risotto con i peperoni

Per dare l'addio all'estate una nuova ricetta di risotto.

Ingredienti:
riso carnaroli
peperoni grigliati
cipolla rossa
caprino
filetto di acciuga
aglio
olio
burro
sale
pepe bianco

brodo

Ho fatto un soffritto con cipolla, aglio e sale in olio e burro-
Ho aggiunto il filetto di acciuga e tolto l'aglio.
Ho fatto tostare il riso, non ho bagnato con il vino, ho aggiunto i peperoni grigliati e privati dell'indigesta pellicina. Ho aggiunto il brodo fino a ultimare la cottura.
Prima di servire ho mantecato con caprino e burro e ho completato con il pepe.

Il benvenuto dell'autunno

Un bel raffreddore, ovviamente.
Che si è annunciato implacabile con un forte bruciore alla gola e agli occhi.

Mi sento più rintronata che mai...
Sento i suoni ovattati, dietro una coltre febbricitante.
Mi aggiro boccheggiando come una carpa con una scorta di fazzoletti di carta, la borsa piena di medicinali "alternativi" al propoli e una voce che più nasale non si può.

Mercoledì ho un'intervista, stamattina ho registrato un intervento radiofonico.
Ma che fortuna, penseranno di aver avuto a che fare con Paperino...


lunedì 17 settembre 2012

Moria di negozi

Non saprei come altrimenti definire l'inquietante circostanza che mi porta a scoprire un nuovo negozio chiuso ogni volta che mi aggiro per le strade del centro di Vigevano.

Dopo pochi giorni, un altro ancora, chiuso, con una copertura mal messa di fogli di carta bianchi alle vetrine, quelle di una vecchia pasticceria, gestita da due anziane signorine, in cui mi portavano i miei da piccolina.

Anche Nadine in Piazza Ducale ha chiuso, senza colpo ferire (e sospetto senza fare grandi svendite).
Si contano i negozi aperti, ormai, tra i tavolini dei bar dove la gente indifferente continua a bere e mangiare come se nulla fosse, nel sole settembrino, dolce come dell'uva matura.

Inquietanti episodi si susseguono: nel vicino ipermercato hanno chiuso il negozio di Carpisa, senza preavviso. Avevo notato che era semivuoto, ma la vera sorpresa è stata quella dei dipendenti di questi negozi, presentatisi al lavoro una mattina e che si sono trovati davanti alla cler chiusa e al negozio sequestrato. Il gestore ha ben pensato di non pagare i fornitori per mesi, e poi di scappare con la cassa.

Tantissimi scompaiono, chiudono dalla sera alla mattina.

Fino a un po' di tempo fa avevo una percezione certa dell'andamento della crisi. Ora no, non so a che punto siamo arrivati e dove finiremo.



Smarrimento

Mi aggiro in questo lunedì come dentro a una bolla, dalle pareti opache e spesse.
Vagamente oppressa dalla quotidianità, soffio sulla superficie di cose e persone leggermente stupita.
La presenza scomposta e arruffata dell'omino barbuto, ma soprattutto la sua lingua inarrestabile, che dribbla, saltella, si mangia tre parole su cinque, per raccontare alla pluralità indistinta le prodezze del suo we a portare "i bambini" al cinema e chissà dove i figli degli altri....

La mente si ribella: quanto starnazzare inutile.
Quanta garrula prepotenza e tronfia sicumera. Arrogante, ma scioccamente presuntuoso. Per un attimo mi fa anche pena, così cieco, così infantile e pieno di sé. Crede ancora che me la prenda a sentire che preferisce sentirsi salvatore del mondo a baliare i figli degli altri e passare (buttare?) il loro tempo con loro, piuttosto che non con me.

Ma lo compatisco, perché così compreso in sé stesso non si vede, così com'è, invecchiato suo malgrado, qualche filo bianco in più, qualche capello in meno, un uomo che si avvia verso la mezza età, che dal pulcino bohemien si è trasformato in un pollo sciatto e fuori luogo.

Lo scorrere del tempo mi lascia spiazzata e stanca.
Ho faticato molto, ma ho sbagliato obiettivo.

Ora non so più cosa voglio.
Non so nemmeno bene cosa cerco, è quindi difficile trovarlo.

Emozioni, speranze, mi sembra impossibile che questo corredo torni ad appartenermi, e che qualcuno possa applicarlo a me.

Il mal di pancia del lunedì

I miei lunedì si aprono, ogni settimana o quasi, tra le 4 e le 5, ora antidiluviana in cui si manifesta un tenace e perfido mal di pancia, con tanto di crampi allo stomaco.

Mi sveglio, mi rigiro e... niente da fare, il sonno si è volatilizzato.

Intanto si affollano alla mente pensieri compulsivi.
- E se salta la rete? Mi sono dimenticata di salvare in locale i miei pezzi, accidenti, presa da mille cose diverse venerdì pomeriggio.-.

Mi alzo concentrata, arrivo con una lista ben precisa di cose da fare, e finalmente, nonostante il ritardo del treno, un viaggio tremendo in una metro superaffollata e con il condizionamento acceso al massimo (per cui un freddo cane), spintoni e spintarelle per arrivare alla mia scrivania.

Accedo il pc, lentissimo, e trovo una bella mail in cui vengono elencati gli appuntamenti, i convegni, i viaggi a cui partecipano la maggior parte delle persone che conosco.
Insomma, colleghi la cui attività lavorativa è tenuta in considerazione, tanto da inviarli a presenziare e partecipare ad appuntamenti interessanti.

Perchè io non vado mai da nessuna parte?
Perchè non seguo mai dei corsi professionalizzanti?
Perchè sono sempre qui ad affastellare conti su conti su conti su conti sempre uguali?

L'entusiasmo, se mai ne avessi avuto, si è dissolto in pochi secondi.

Altro che, il mal di pancia è per il disagio, la noia e il senso di immobilità.
Come se ritenessi che un intero patrimonio di capacità fosse buttato al vento lentamente, ma inesorabilmente.

Dipende dal capo, il fatto di "sponsorizzarti" o meno.
Il mio, insicuro e poco valido professionalmente com'è, cerca di isolarci e nasconderci al resto dell'azienda. Il dramma, ahimé, sta in questo senso claustrofobico di non poter cambiare aria perchè di lavoro non ce n'è e chi te lo dà lo sa...

domenica 16 settembre 2012

Ritorno al discount

I discount hanno fatto timidamente la loro comparsa quasi vent'anni fa.
Posti tristi e piccolini, dove merce di qualità piuttosto bassa veniva acquistata da un ceto variegato composto di poco abbienti e fanatici del risparmio. Ovviamente ho cominciato a frequentarli da subito.

Schifati da molti, che si vergognavano perfino di dire che andavano al discount, per lungo tempo, ora, invece, sono frequentati dai più.
Ho il sospetto che dire che vai al discount abbia un che di radical chic.
Un certo disinteresse per le marche, un senso di coscienza viva rispetto alla crisi...

E così, in  questi posti stretti, con le corsie claustrofobiche, le casse concepite da una mente diabolica (non c'è lo spazio per ritirare la spesa dopo averla pagata, la cassa si tronca all'improvviso costringendoti a buttare tutto nel carrello, e quindi a inscatolare poi in mezzo al corridoio, bloccando le uscite...) c'è più gente che al supermercato normale.

Io, dopo anni, sono tornata al discount per l'acquisto di certi prodotti.
Nonostante i buoni pasto, nonostante le offerte sottocosto dei supermercati, nonostante cucini molto...
Non me la sentivo più di farmi taglieggiare per l'acquisto di generi "base".
Così, cercando di comprare italiano, per lo più i miei grissini, le gallette di riso, gli yogurt, il burro, fazzoletti e tovaglioli di carta, carta igienica...

A volte la qualità non è eccelsa, altre è esattamente quella dei prodotti del supermercato.
Come dire, si risparmia dove si può.

Pasta con coda di rospo

Ecco cosa succede quando si sbagliano i quantitativi di un alimento e bisogna modificare in corsa il piatto per la cena.

Ho comprato una fetta della carissima coda di rospo o rana pescatrice, un pesce ottimo e delicato (niente spine eccetto quella centrale), ma troppo piccola per farla in umido per due.
Che fare?

Ho inventato questo piatto, provatelo.

Ingredienti:

pasta corta piuttosto corposa
coda di rospo, una bella fetta spessa
aglio
olio extravergine
acciughe
pane grattugiato
vino bianco
pepe bianco

Ho tagliato a cubetti la cosa di rospo, mentre in un padella grande aglio e olio soffriggevano, insieme ai filetti di acciuga sott'olio (servono per dare un pochino di sapore in modo naturale, senza aggiungere dadi o altro).
Ho poi aggiunto la coda di rospo a pezzetti, che ho sfumato con il vino bianco, poco. (Mi raccomando fatelo evaporare bene, altrimenti diventa acido il sugo). Alla fine ho aggiunto 4 cucchiai di pane grattugiato, che hanno formato una bella cremina, e una spolverata di pepe bianco.
Nel sugo ho fatto saltare la pasta, al dente.

Buon appetito!

venerdì 14 settembre 2012

Il canto delle sirene

Tra musi, aria da lutto, borbottii, lamentele, tentativi di ingelosimento, la sirena barbuta (è un uomo, capisce poco, ha bisogno dei suoi tempi) ha capito che non era la via giusta per tentare di riportare il sereno.

Con un timido tentativo di invito, per altro ripetuto perché io ero già impegnata in quel momento, il nostro superbo egoriferito mi ha intrattenuta per una lunga trentina di minuti, dopo avermi implorata di offrirgli da bere (dar da mangiare agli affamati, da bere agli assetati....).

Per "fortuna", il che la dice tutta, il mio caro leader è intervenuto a disturbarci.
Così ancora non riesco a sciogliere un dubbio: si è confuso nella vita famigliare di conoscenti e amici, discetta di sistemi educativi e pontifica di bambini a tutto spiano...
Ma non pensa: a) di essere noioso b) di essere presuntuoso a parlare di cose che in realtà non possiede del tutto?
Una responsabilità non può essere né parziale né a tempo, ed è questo che la rende pesante.
Lui ne parla come se le avesse, ma non è così, nei fatti.

E io mi chiedo: queste sirene stonate non riflettono mai su loro stesse?
Tutto questo blaterare, incessantemente, di cose che non conoscono non le stanca????

lunedì 10 settembre 2012

Vorrei

Lentamente declina questo giorno di settembre.
La luce dorata, ma non più calda scalda delicatamente il mio cuore. Mentre distrattamente percorro le vie della campagna, e mi immergo nel silenzio delle risaie intatte, appena prima dell'inizio della mietitura, mi perdo nel giallo intenso delle spighe accarezzate dal vento tiepido di quest'ultimo scampolo di estate, mi sento lontana da ogni angoscia, da ogni spasmo e ansia che ha caratterizzato il passato.

Io vorrei solo sentirmi davvero speciale per qualcuno, come se la mia esistenza e la mia persona fossero fondamentali non per quello che posso dare o per i problemi che posso risolvere, ma per quello che sono, nella mia sostanza.
E io, i miei difetti e i miei pregi, le mie qualità e le mancanze, in un mix unico e irripetibile, ci distinguessimo da tutto quello che nel mondo è materia e pensiero.

Vorrei essere sicura di trovare giusta collocazione, e la mia stanchezza scomparirebbe, e potrei sentirmi leggera, e anche appagata.

Sagre e tristezze di paese

Sozzago è un piccolo e mediamente squallido paese sepolto nella Pianura padana, in mezzo alle zanzare (tante) alle risaie e a qualche campo di mele.
Abbastanza per organizzare una sagra della mela, che tutti gli anni viene a inizio settembre prima dell'oca di Mortara, insieme a quella di Castel d'Agogna e molto prima dell'offella di Parona.

Il paese di Sozzago è tanto triste quanto immobile.
Non c'è la ferrovia, non esiste un vero centro storico, ma solo un agglomerato di case vecchie e non molto ben conservate. A parte una piccola piazza in cui, appunto, si è tenuta la Sagra.

Preceduta da un battage pubblicitario notevole, quella che doveva essere un gran avvenimento nella società di Sozzago si è riassunto nel seguente nulla rumoroso.

Un sacco di macchine parcheggiate ovunque e una folla di persone mi hanno illusa di trovare quello che normalmente una donna cerca in una sagra di paese: bancarelle.

Quello che, dopo poco, si è rivelato essere tutta la sagra era tutto nella piazza grande come un fazzoletto.
Nell'ordine: in fondo al quadrato un palchetto composto da tre assi di legno da cui proveniva musica di gusto scadente, in cui una tizia vistosa nella sua parruccona bionda tentava di coinvolgere in un karaoke i bambini, presenti, senza risultato.
Alla sua destra un finto giovane con tanto di cappellino da baseball bianco.
Di fronte a loro non più di dieci persone, sotto palco ad sentire la pietosa conduzione. Certamente tutti parenti o amici.

A fianco un enorme castello gonfiabile da cui si lanciavano tutti i bambini, sempre urlando come la presentatrice. Sempre sulla sinistra l'ingresso alla cascina del cibo, ovvero l'aia in cui hanno fatto la festa alla mela. Menù con i prodotti tipici della zona: gorgonzola, risotto, salame e qualche piatto di carne cotto per giorni.

Due bancarelle: una con le mele di Sozzago a 5 euro il sacco. E l'altra in cui per tre euro ti davano succo di mela e mele fritte, tanto unte da far venire i sensi di colpa anche solo annusandone l'odore.

Infine, dalla parte opposta della strada la Mostra di Pittura.
In ogni paese che si rispetti c'è sempre uno o più che una volta in pensione si crede un artista e inonda di quadri con soggetto bucolico tutta la cittadinanza.
Qui nel cortile di un palazzo fatiscente c'erano dei volontari che animavano i bambini facendo pescare le bottiglie vuote e buttar giù i barattoli con le palline da tennis.

In un angolo il Pittore e il nipote adolescente, che, dall'espressione, occupava la sedia a fianco del nonno da più e più ore. Sguardo catatonico, noia palpabile e silenzio mortale.

Conclude il tutto il solito banchetto del senegalese che vende borse e uno monotematico Lego ora e per sempre, con tutti i Lego che hai mai desiderato.

Infine, caccia al tesoro per i bimbi...
Insomma, l'unica cosa da fare era affogarsi in una birra gigante, peccato che non sia esattamente la mia roba preferita...

La tristezza di una Paese in festa è paragonabile solo alla tristezza della festa stessa....

sabato 8 settembre 2012

14 quintali di legna (e qualcosa in più)

Immaginatevi il tipico esemplare di moderna cittadina che fa un lavoro impiegatizio, mediamente pigra, mediamente stanca: in una parola, io.

Manine delicate, schiena debitamente contratta, muscoli variamente sviluppati, attitudine al lavoro manuale buona, ma poco sviluppata.

Immaginatevi anche una pigna di legna composta da 14 quintali di robinia, scaricata davanti allo scivolo del mio garage, stamattina alle nove (costo 255 euro).

Le provviste per l'inverno, per dar da mangiare al mio camino per scaldare la mia gelida villetta durante i gelidi inverni. Obiettivo: liberare il tutto entro l'ora di pranzo dato che l'ingresso è comune a più vicini.

Immaginatevi anche mia mamma, attrezzata il comando e la lamentela.

Ecco, così ho passato la mia mattina del sabato.
Abbiamo avuto subito una zuffa per il controllo delle carriola. Si trattava di riempire la carriola con i pezzi di legno, portarla giù per la discesa, entrare in garage, superare un dislivello togliere la legna dalla carriola e metterla a posto nei vari portalegna.

Avremo fatto almeno 20 viaggi, un qualcosa in più per portare e stivare la legna.
Siccome non mi piace farmi mancare nulla abbiamo avuto anche: vicini che avrebbero tanto voluto darci una mano ma non potevano, zanzare, una bella esposizione a sud che aumenta il calore e, infine, io sono allergica alla robinia, per cui ho continuato a sternutire e a soffiarmi il naso per ore.

Non vi dico la polvere e la sporcizia, oltre che il caldo.
Il colore del mio viso è virato in breve tempo al bordeaux, e intanto, quando ormai la catasta è stata spianata e si trattava di raccogliere la corteccia, mia mamma si è stata alle interrogazioni letterarie. Stavolta niente latino, solo italiano.

Il sollievo della doccia è stato indicibile.

Alla fine, dopo aver cucinato anche il pranzo, mi cedevano le gambe per la stanchezza.

Se avete comprato un appartamento... vi capisco!

venerdì 7 settembre 2012

Il fascino perverso del coupon

Sto parlando di quegli sconti che imperversano su internet, e che si trovano su siti come Groupon, Groupalia, Poinx etc.

Alzi la mano chi non ne ha mai approfittato, o chi non è mai stato tentato dalla cena con il 70% di sconto in un locale esclusivo, o che non è stato colto da prurito alla carta di credito per 6 cerette a 39 euro invece di 300 e vattelapesca, o da un utilissimo, ma introvabile cavatappi con torcia e grimaldello incorporato.

Ecco che una nuova offerta ha catturato la mia attenzione ed è finita nel mio carrello (e in quello di oltre 1500 clienti): un abbonamento semestrale a Donna Moderna Pocket a 9,9 euro.

Il giornale mi piace, a volte lo compro, e contando il numero di copie è davvero un affare, e me lo consegnano anche a casa.

Quello su cui volevo riflettere è questo fenomeno di costume quasi, che fa leva su molte "furberie" italiane.

Il potere di attrazione dello sconto, per esempio.
Molti, scommettono, rimangono ipnotizzati dalle mirabolanti percentuali di sconto che vedono, badate bene, prima del prezzo.
E questo conta, vi assicuro.
Oggi ho dato uno sguardo a tutte le promozioni di Groupalia. Beh, a dire il vero, mi sono chiesta quanti guardassero il semplice prezzo delle promozioni senza inciampare nel meno 60 o 70% gridato a fianco.

Fatto sta che mi sono domandata come si generasse in me il meccanismo dell'acquisto.
Innanzitutto, acquisto di che.
In genere, almeno fino a poco tempo fa, di trattamenti estetici.

Due sono gli stimoli all'acquisto, nel mio caso.

Il primo è una sensazione di mancanza: non sono una persona molto curata e da quando un tizio che, per sentito dire o di persona, conoscete bene tutte mi ha detto che sarebbe ora che andassi un po' dall'estetista, mi sento costantemente sciatta e trasandata.

Il secondo, credo, è l'illusione di appartenere a un mondo diverso, quello in cui persone ben vestite e debitamente lucidate, si concedono ogni sorta di coccola.
Perché, negli ultimi tempi, andare alla Spa è molto chic...

Il tutto facendo ovviamente un affare.
Cioè spendendo poco.

Però, è davvero così?

A volte sì.
Gli sconti sono reali, altre volte credo che il prezzo di base sia gonfiato.
Per esempio, una pulizia del viso a 60 euro mi pare un po' cara, anche pagandola 29 con il supersconto.
Le esperienze con il coupon sono talvolta surreali: a parte gli orari impossibili che vengono proposti, per riempire i buchi tra un appuntamento e l'altro, a parte a volte la frettolosità dei trattamenti o la loro non completezza, la cosa più difficile è resistere agli assalti di chi ti vuole catturare come cliente oppure ti vuole vendere qualsiasi cosa.

E tu, che ha i comprato una ceretta a 12 euro e una pulizia del viso a 14, vieni tartassato per un'ora da una zelante estetista che vuole convincerti della necessità di acquistare in sequenza: un detergente viso all'acido glicolico da 28 euro per 150 ml scontato del 50%, un pacchetto da 10/15 trattamenti all'acido glicolico al viso per 500 euro scontatissimi solo per oggi e una serie di creme altrettanto care quanto inutili.

Difendersi da questo assalto è inutile quando sei bloccata su un lettino, coperta da una coltre di asciugamani (e non si capisce perché dato che: è agosto e sei vestita di tutto punto) e bloccata sotto il getto del vapore.

A un certo punto temevo che a questi maledetti prodotti fossero spuntate le gambe, dato che mi seguivano ovunque andassi, e, in bagno, mi sono guardata intorno con circospezione temendo di trovare lì i tremendi boccettini che mi spiavano.

E tra una ceretta a zebra, cioè con qualche "buco", qualche ustioncina di troppo, dei fantastici segni semi indelebili in seguito a una maldestra pulizia del viso, centri estetici che chiudono pochi giorni prima del tuo appuntamento ho deciso che, per una con il mio stile di vita, un modesto fai da te con qualche piccolo sfizio è più che sufficiente.

E bye bye coupon....


giovedì 6 settembre 2012

Il primo maglione dell'autunno

La sensazione della lana sulla pelle, indossata la prima volta dopo una lunga estate, A questo bellissimo pezzo di Philippe Delerm mi hanno riportata i primi giorni di autunno.

Un attimo prima il sole brucia le pietre e affatica le piante, rende faticosi i sonni di adulti e bambini.
Poi il cielo di annuvola e all'aria densa e liquida di un agosto infuocato si sostituisce quel freschino autunnale che sgomenta e sorprende.
Pioggia e vento, dimenticati da mesi, cielo grigio e brividi notturni, e quel pensiero...
Allora è davvero finita l'estate?
Finita così, di corsa, al galoppo, senza possibilità di una svolta...
Finita nel nulla, scivolata verso l'oblio, verso giorni più brevi.

Un attimo di vuoto, verso la fine della giornata. dentro il corridoio vuoto di un centro commerciale impersonale, in attesa di pagare, sbirciando la pioggia che cade sul triste parcheggio, sulle auto, sui vu cumprà che si riparano dalle gocce.

La scusa più idiota del mondo

Fa parte del gioco delle relazioni, vere o desiderate, usare qualche scusa banale per attaccare bottone.
Che fare se il dialogo si è arenato, se i contatti si sono rarefatti e se c'è sempre un sacco di maledetta gente intorno che ammutolisce tutti e due?

Si acchiappa al volo una scusa.
Una qualsiasi.

Credo che il vostro campionario di scuse sceme sia abbastanza fornito.
Ma aggiungetevi anche questa: hai per caso lasciato il sale in mensa?

Un'idea geniale a dir poco.
Della serie, evviva la fantasia.

Oh, mi ha risposto eh?
Ipotizzando un altro smemorato (in copia, una cosa che andrebbe punita con pena corporale e messa  all'indice), che è stato molto più simpatico di lui.

Mancava solo che glielo portassi di persona....

mercoledì 5 settembre 2012

Elf, ovvero Eyes lips and face

Elf è una casa inglese produttrice di cosmetici, che vende in Italia attraverso il suo sito internet (www.eyeslipsface.it) un ricchissimo campionario di cosmetici a prezzi estremamente competitivi (molti a 1,7 euro), tra cui anche cosmetici minerali e prodotti professionali.

Indubbiamente parte del successo è venuto grazie alla pubblicità indiretta della trasmissione Clio make up, anche perché certi "ferri del mestiere" sono difficilmente reperibili a prezzi umani da chi non è del mestiere.

Questa è la mia esperienza dopo tre acquisti.
Premetto che non sono certa che ne farò altri, comunque non a breve.

Il catalogo è ricchissimo, e tra i prodotti professionali ci sono anche articoli interessanti. Un campionario di pennelli enorme, tantissimi prodotti intelligenti, come la matita per labbra con pennello incorporato, tanti colori, il tutto a prezzi stracciati se confrontati con quelli della maggior parte delle case di cosmetici, anche della grande distribuzione.

Tra i punti negativi, il fatto che siano prodotti in Cina e che, nonostante dichiarino che non facciano test sugli animali, non sia presente nessuna certificazione in materia. Un po' di diffidenza mi pare il minimo...

La qualità dei prodotti è però bassina.
Per esempio, i foglietti assorbi lucido sono davvero economici rispetto a Kiko (1,7 euro rispetto a 6) ma ce n'è la metà e sono grandi un terzo di quelli di Kiko. Questi sono dati oggettivi, mentre soggettivamente le trovo meno efficaci delle italiane.

Ho comprato anche il lucidalabbra doppio plumping lip glaze. Colore bello, ma quantità minime e effetto volume davvero dubbio. Costa 1,7 euro, ma per tutto ci sono le spese di spedizione, cosa che ti induce a gonfiare gli ordini per compensare quei 5 euro di spese fisse.

Uno dei tre ordini non mi è arrivato.
Mi hanno rispedito tutto, dopo aver aspettato 15 + 25 giorni dal primo ordine, e dopo aver ripagato le spese di spedizione, e scritto qualche mail (l'italiano va bene).

In complesso credo non ne valga la pena. Meglio comprare una cosa per volta quando serve, magari di miglior qualità.





martedì 4 settembre 2012

La "mia" crisi economica (1)

Milioni di parole sono state spese fino a ora sulla grande crisi economica che affligge l'Europa in questo periodo e in particolare l'Italia, che paga il prezzo di lunghi anni di malgoverno e di carenze strutturali molto grandi.

Non è mia intenzione lanciarmi in un trattato di economia, né replicare quello che già faccio per lavoro, ma soltanto fissare qualche riflessione personale in materia.

Vivo vicino a Vigevano, una zona florida fino a qualche decennio fa, quando il distretto delle scarpe a buon mercato era italiano e non brasiliano o rumeno o cinese.
Poi, progressivamente, le attività economiche si sono spostate altrove, e quello che era il salotto della città, ovvero la Piazza Ducale, ricca di bei negozi e di locali, si è mano a mano impoverita.

Vigevano era addirittura più lussuosa di Novara, e il giro in centro, tra pasticcerie e boutique, un rito settimanale molto gradito.

Ai negozi di lusso (ricordo ancora il Piccadilly, credo, dove mio papà si era comprato il trench di Burberry) si sono sostituiti i negozi delle catene prima e tante vetrine schermate dalla carta poi.
Oggi abbiamo Bottega Verde, Nadine, e Carpisa e altri hanno chiuso.

Ma l'evento che ha mostrato ai vigevanesi la portata della crisi che li affligge è stata la chiusura dello storico Caffè Commercio. Punto di ritrovo della città, sul suolo della Piazza, ha accolto, nei suoi saloni un po' demodé e all'aperto, generazioni di vigevanesi e non.
Il mio primo gigantesco gelato è stato lì, e anche molti degli altri.
Ricordi familiari si intrecciano alla storia del leggendario caffè e alle sue buffe boiserie.

Ora, dopo tanti mesi, ha da poco riaperto.

Ma sulla Piazza e nei dintorni molti sono gli esercizi chiusi.

Il fatto è che Vigevano, durante la settimana, è una città semi deserta.
Per il centro, costellato di divieti, sensi unici e parcheggi a pagamento, non c'è in giro quasi nessuno.
Quasi un dormitorio di Milano, con la popolazione che ogni giorno ripete una vera e propria transumanza verso Milano. La sera ritorna, dopo un lungo viaggio, e stramazza esausto in casa.
Se provate a fare un giro alle 5 e mezza di pomeriggio in Piazza Ducale d'inverno non trovate... nessuno. E, a questo punto, nemmeno i posti dove andare.



Silenzio

Quello che manca alle mie giornate, riflettendo bene, è un momento di vero silenzio di durata accettabile.
Sono sempre circondata dal frastuono.I rumori metropolitani non lasciano scampo: dal fragore dei mezzi pubblici a quello della fauna urbana, si sovrappongono e senza tregua mi riempiono le orecchie.
Se non è quello sono le conversazioni (sembra che gli esseri umani si sentano in costante dovere di rimarcare la propria presenza al mondo raccontando dettagliatamente le proprie vacanze o tentando di farlo) o l'eco della televisione, o il traffico. Il guaio è che è stancante e distrae, moltissimo, dalle proprie attività quotidiane.

Mi sto interrogando quindi sul come silenziare, almeno per poco tempo, giusto per riprendermi quotidianamente, il mondo intorno a me. Per ora non ho trovato grandi soluzioni, ahimè.