Come si fa a difendersi da una storia familiare di food addicted?
Saranno stati gli anni difficili della guerra, le incertezze legate al futuro, la scarsità di beni, ma nella mia famiglia, da entrambe le parti, si è sempre mangiato troppo.
E, per giunta, anche male.
Il cibo più sano e più desiderabile è sempre stata la carne. Avessero potuto mi avrebbero imbottita di carne mezzogiorno e sera. Le leggende metropolitane circolanti sulla carne erano molte: fa crescere, fa sangue, non fa ingrassare (soprattutto la cotoletta alla milanese!). E allora dai con una bistecchina o due al giorno, belle dure e carbonizzate, perché la bambina è così pallida (sono bionda non sono pallida), non ti piace, e allora mettiamoci su sottiletta o maionese o tutt'e due....
Per non parlare della platessa impanata e fritta, oppure di qualche altra bella creazione culinaria.
I bei tempi dei sofficini, dei buondì o delle girelle.
Io sono cresciuta così a Spuntì e bastoncini Findus, magari a hamburger surgelati.
Finché non ho cominciato a cucinare io.
Fatto sta che io, di natura, sono un soggetto poco appetente, dal metabolismo lento, amante di una serie limitata di cibi possibilmente non bisunti e trasudanti grassi saturi.
Ma sono assediata da gente che mangia troppo, che cucina troppa roba, che mi rende impossibile seguire le mie esigenze. E' così comodo cucinare in anticipo, sostiene mia madre, che mangia, di norma, almeno il doppio di quanto mangio io. Così ci sono dei comodi avanzi per il giorno dopo.
O per l'intera settimana, penso io, riflettendo su quelle teglie infinite di zucchine ripiene che mi perseguitano anche nel sonno. Fatto sta che gli avanzi sono sempre troppi, e per non buttare il cibo (Sacrilegio!) si finisce per mangiare troppo.
I risultati poi si vedono, e sul cibo, la cui abbondanza nella nostra moderna società è simile a una persecuzione, vengono scaricate tutta una serie di problematiche e distorsioni.
Sono assolutamente consapevole del fatto che, per perdere peso, sarebbe sufficiente che io mangiassi solo quanto e quando (perché tante volte non mi viene fame) ho bisogno, senza diete.
Mia mamma non finisce mai di mangiare, dicendo che mi ingozzo velocemente. Le sfugge, forse, che io semplicemente mangio molto meno di lei, e non mi sforzo neppure...
Eppure se viene avanzato del cibo che poi "non va" è sempre automaticamente colpa mia che non l'ho mangiato e non che ne è stato cucinato troppo. Insomma, ogni volta che vedo circolare quelle confezioni famiglia di pollo ho il disgusto.
Così ho iniziato io a fare la spesa: cercando confezioni "umane" e preferendo i quantitativi da single.
Ma neppure così riesco a salvarmi: arrivano nel mio frigo salami infiniti, quarti di forme di formaggio che poi, per non far andare a male, si finisce per mangiare tutti.
Insoddisfazioni, noia, fastidio, tutto viene proiettato lì, e non serve non comprare certe cose se poi ne compaiono altre...
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