E' un mercoledì dal meteo incerto e capriccioso, che promette tempesta.
Non è certo la serata ideale, per una che si fa 100 km al giorno come pendolare, per farne altri 60 per incontrare dei vecchi compagni di corso.
Considerate anche che la sottoscritta è un tantinello pigra, e che preferirebbe farsi un bagno caldo e sprofondare sul divano a bere tè verde e leggere piuttosto che incamminarsi sui trampoli verso l'auto e un temporale in arrivo.
L'appuntamento è per le ore 21, altro handicap mentale per una che detesta ciondolare per casa aspettando che arrivi l'ora, per così dire. E, in genere, prima dell'ora a me arriva il sonno.
Non sono né tesa né in ansia per un appuntamento che so creare qualche problemino a molte persone. Non ho investito ore nel definire il look della serata, anche perché in questi giorni sono stata costretta a sfornare look a raffica per una strana congestione di impegni mondani.
So che Carla inorridirebbe, che mi direbbe che è sempre necessario avere (e studiare) un look opportuno per ogni situazione. Ma, dato che ho fatto pace con me stessa e con la mia immobilità forzata dalla crisi, e che certe persone le vedo costantemente, non ho il desiderio di sbattermi più di tanto.
Tanto più che, così com'era stato annunciato, il diluvio universale venne.
Per fortuna ero prossima al parcheggio, quando le cateratte del cielo si sono aperte implacabili riversando su di noi, che stavamo rintanati come cricetini ognuno sulla sua auto, fiumi di acqua.
La pizzeria era proprio lì, a pochi passi da noi, ma in mezzo c'era il diluvio di Noè a costringerci per circa mezz'ora in auto. Una situazione surreale, in cui il tempo, tranne per i messaggini di wup, era scandito con un ritmo proprio. Fuori dal tempo tecnologico, ecco, al di là di quello sociale, dominato solo da quello della natura.
Dopo trenta minuti, affamati, ci siamo rassegnati alla doccia.
Sono bastati pochi passi in equilibrio sui sassi scivolosi e un breve tratto di marciapiede per bagnarci completamente.
Addio piega: Teresa guarda sconsolata i capelli arricciarsi.
Anna è come sempre impeccabile, gli altri un po' stanchi, stroppicciati.
Vedere persone note dopo 10 anni è come vedersi allo specchio di colpo: osservandosi ogni giorno si finisce per perdere inevitabilmente il filo con il proprio decadimento fisico. Perché c'è, non per tutti allo stesso modo, ma comunque c'è.
Ebbene, noi reggiamo egregiamente.
C'è chi è uguale, e chi è anche meglio di 10 anni fa.
La cena scorre bene, peccato per il locale molto rumoroso e per la mia infelice posizione a capotavola.
Una cena breve, motivata dalla tarda ora e dalla giornata lavorativa di oggi.
La strada è lunga, a tratti deserta, mezzanotte si avvicina e tiro un sospiro di sollievo quando parcheggio nel mio cortile. A terra, molte pozzanghere che testimoniano il passaggio del temporale anche sopra il mio tetto. In questa notte senza luna ho percorso le strada con il fiato sospeso.
Per fortuna i tanti animali selvatici che infestano le strade della zona travolgendo auto e automobilisti hanno pensato che con quel tempaccio era meglio starsene nella tana.
Ed è lì, nella mia tana-prigione in cui io entro, cercando come al solito uno dei miei gatti appostati ad aspettarmi. Stavolta però sono tutti in casa, a poltrire sul divano.
Saggi micioni.
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