Lunedì mattina.
Dopo una notte fatta di bravi pisolini tra tanti, angosciosi risvegli, mi appresto a tornare alla mia scrivania.
Sono reduce da una assenza, e mi chiedo con stizza che razza di pasticci troverò al mio arrivo.
(Vi dico che ne ho trovati diversi...).
La strada che dalla metropolitana arriva allo stabile è lunga, ma questo viale è assai lontano dall'infinita strada costeggiata da palme altissime.
Altro che Palm Spring.
Questa è la via Valassina.
Traffico impazzito, smog, tempo incerto e alberi rachitici mezzi malati o proprio morti e una pazza in mezzo ai binari del tram intenta a spogliare dei poveri cespugli di lavanda, tagliandone tutti gli steli.
Brava, brava, mi dico, portateli a casa e facci i cuscini da mettere nel cassetto della biancheria, saranno un po' seccati soltanti i cani che l'hanno eletto loro bagno preferito...
Eppure vorrei che questo viale fosse lunghissimo, eterno.
Il problema, sempre, è che sono una persona seria che ci tiene a fare bene (leggi: perfettamente) le cose che fa.
E, Dio mio, è sempre il solito schifo qui dentro.
Entro e, almeno il badge funziona ancora.
O purtroppo funziona ancora, questo lo decideremo solo nel corso della giornata.
Mi permette anche di prendere un caffè, wow....
E mi porto dietro la collega cleptomane, chiaro, non posso lasciarla sola in ufficio, iniziare settimana e finire il mese facendomi fregare qualcosa, il portafoglio o altro.... Eh no, meglio offrirle il caffè.
Il solito frustrato egocentrico passa circa tre ore a imprecare contro i nostri colleghi vittime di uno sciopero selvaggio (nei Paesi del Nord non ci sono fasce protette) che, a detta sua, tardano ad arrivare.
Peccato che lui di solito arrivi alle 10 e che nessuno si sia mai lamentato, e loro siano intrappolati dalle 5 del mattino in code eterne per arrivare al lavoro e siano solo le nove.
Insulta qualsiasi cosa/persona gli capiti a tiro, senza chiedermi come sto.
Siamo in ufficio da tre ore e ho il forte istinto di alzarmi, avvicinarmi con stile caracollando sulle zeppe e centrarlo con un cazzotto.
- Taci, idiota egocentrico, e fammi lavorare.-.
Sono impegnata a domare colleghi, mail, articoli, normative fiscali, siti internet, come un guerriero ninja, quando il pc si impalla.
Questi maledetti catorci, che si ostinano a caricare di aggiornamenti, si bloccano in continuazione.
E così, mentre aspetto che si riavvii apro Instagram.
E accade il miracolo: vedo la foto di questa mia collega/amica che ha appena pubblicato il suo primo libro di poesie.
Appena posso le scrivo due righe, di complimenti e di "informazione".
Ehi, anch'io ho la stessa passione, ma le rime mi stanno strettine.
Scrivo racconti.
E, così, come un faro nella notte, come la fiamma in fondo al tunnel, come la pioggia che cade sul deserto, come un sorriso tra le lacrime penso: - Allora c'è speranza.-.
In mezzo al nulla c'è qualcosa, c'è qualcuno con cui vale ancora la pena stare. Con cui si può parlare. Con cui ci si può intendere.
Signore, grazie.