martedì 6 maggio 2014

Souvenirs

Ci fronteggiamo guardandoci negli occhi, e, per una volta, io abbasso il mio sguardo verde su un paio di occhi posizionati più in basso dei miei.
 
Sono piccoli, a mandorla e scuri e brillano dello stesso sguardo cupido dello sciacallo che sta puntando la preda.
 
Mancano poche decine di minuti alla chiusura del negozio che, all'interno della basilica di San Francesco di Assisi, vende articoli religiosi.
 
I miei occhi si incagliano dentro il cestino della giapponese che mi sta quasi di fronte: contiene almeno un centinaio di rosari, in tutte le fogge, le forme e i materiali possibili, con e senza scritta "Assisi". Di legno, di plastica, di bachelite, di vetro.
 
Li sta prendendo tutti, affetta da una smania incontrollabile, dalla voracità di un'aspirapolvere da souvenir, come fossero tante collanine folkloristiche.
 
Intorno a noi un'orda che proviene dal Sol Levante sciama furiosa, svuotando con brama vampiresca tutti gli scaffali del negozio.
 
Sono alla mia seconda visita in due giorni alla Basilica, con l'obiettivo di comprare, appunto, un rosario per uso personale. Il giorno prima sono stati i pellegrini polacchi a "fregarmi" sul tempo.
Lo voglio e lo voglio comprare lì e non in un negozio perché voglio benedirlo con l'acqua santa.
 
Con il pensiero anticipo la giapponese leggendole nel pensiero: sta per allungare la mano e prendere l'ultimo rosario sullo scaffale!
 
No, penso rabbrividendo, e adesso? E già mi vedo a comprarne uno a caso in un negozio...
 
Ma anni e anni di scuola nei mercati italiani (e mondiali) a caccia di occasioni, pezzi unici, campioni e chi più ne ha più ne metta lasciano il segno.
Un popolo di santi, navigatori e... fregatori ne sa sempre una più dei disciplinati orientalissimi.
 
Ricorro alla scelta estrema: fisso la tizia negli occhi con uno sguardo, che da verde diventa fosforescente, con aria ipnotica. Lo sguardo, una volta certa di aver catturato il suo, diventa vitreo ed estatico osservando un punto qualsiasi dietro le sue spalle. La quasi ipnotizzata sottoscritta cade in estasi come avesse davanti la madonna. La cacciatrice di souvenir, incuriosita, pernsando a chissà che, si volta e rimane lì a fissare le mosche scrutando per vedere quale meraviglia stessi contemplando.
 
Rapida come una pantera, agguanto l'ultima coroncina e balzo alla cassa a pagare.
 
Quando si volta, perplessa, sto già uscendo dal negozio con il mio borrino.
 
Pantera batte sciacallo 1 a 0.
 
 
 

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