Come i bambini, prima di partire il Ciccio nazionale è esagitato.
Si muove e parla senza sosta e senza ritegno.
Se i lupi ululano alla luna, lui gracchia scemenze affibbiando a tutti lavori inutili per placare la sua ansia.
Che abbia paura dell'aereo, mi sono chiesta più volte.
Solo così si spiegherebbero le irruzioni continue modello valanga nel nostro ufficio: rotola sbuffando e grugnendo, varcando la soglia del nostro ufficio dopo aver tentato di scardinare la porta. Si gira di scatto a destra e a sinistra come a voler controllare se ci siamo e cosa stiamo facendo.
- Non ha proprio niente da fare - mi viene da pensare.
Ma oggi Ciccio deve partire per Madrid, un posto in cui, ne sono certa, si mangerà di m....
Giusto per usare il suo eloquio raffinato e forbito.
Quando e perché debba andare resta, per noi, un mistero.
Guai a dirci qualcosa che può facilitarci l'esistenza lavorativa.
In realtà credo che neppure lui sappia esattamente bene cosa debba andare a fare.
Altrimenti non mi tempesterebbe di mail con l'iPhone, un telefono che è una vera m..., a detta sua, ma che continua a usare per chiedermi la qualunque cosa.
Fatto sta che continua a perdere tempo.
Non ce la fa a programmare qualcosa, che sia pure una minima cosa, come prendere un treno.
O muoversi per tempo per prendere un aereo.
Cincischia, mangiucchia, si defila lasciando il povero collega compagno di viaggio a rincorrerlo per i corridoi.
Fatto sta che i due partono con un'ora di ritardo sulla tabella di marcia.
Prendere un treno?
Sia mai, solo auto, tanto le spese per il parcheggio le paga l'azienda.
Peccato che il percorso prestabilito del treno offre qualche garanzia di arrivare a un'ora precisa, mentre l'auto no.
Dopo qualche ora, il nostro eroe chiama la segretaria che ha prenotato il volo.
I due pellegrini sono rimasti a terra, adducendo un fantomatico incidente in autostrada con 10 km di coda. La corsa alla prenotazione del volo successivo è frenetica e li costringe a stare 4 ore in più in aeroporto, oltre che a perdere i soldi del biglietto.
Ma, dato che il diavolo fa le pentole e non i coperchi, la verità viene a galla ben presto: già in clamoroso ritardo, il nostro eroe ha perso l'aereo perché... ha parcheggiato al terminal sbagliato.
Vi assicuro che è vero: all'1 invece che al 2, perdendosi poi alla ricerca dell'aereo.
Per dirvi con che gente lavoro e per spiegarvi perché alcune aziende non funzionano: se questi sono i dirigenti si può finire solo in un burrone. O, in alternativa, parcheggiati al duty free di Malpensa.
Nessun commento:
Posta un commento