Oggi è ancora soltanto una proposta di legge, ma la riforma della disciplina del lavoro in discussione mi crea qualche perplessità e, nel leggere alcuni commenti scritti da persone certamente più competenti di me in materia, mi fa nascere un sospetto, ovvero quello della fregatura mascherata.
Partiamo da questo presupposto, che dire a un italiano che subito gli verranno dati, in media, 80 euro al mese in più in busta paga, equivale a indurlo, nella maggior parte dei casi, a gioire come un bambino scemo, cui abbiano dato un pacchetto di caramelle subito, invece di uno scaffale intero dopo un mese.
I salari italiani sono bassi, troppo bassi in rapporto al costo della vita.
Su questo siamo tutti d'accordo.
Ma il sospetto che per avere tre soldi in più in tasca si rinuncino a tutele fondamentali mi sorge spontaneo.
Per esempio, consideriamo l'idea, buttata lì come fosse una cosetta da nulla, di eliminare la cassa integrazione in deroga.
La trattenuta che ogni mese mi fanno in busta paga per sostenerla, non mi fa certo piacere, ma non so quante persone siano consapevoli del fatto che alcune tra le forme contrattuali più usate in Italia, come il CCNL del commercio, non prevedono il ricorso alla cassa integrazione.
Per cui, nel caso in cui un'azienda attraversi un periodo di crisi, non esistono reti sociali capaci di sostentare per quel periodo i lavoratori.
Eliminare la cassa integrazione in deroga, e non sto difendendo l'uso massiccio e talora improprio che se ne è fatto in questi anni, significa togliere un'importante salvagente a un grande numero di lavoratori, e questo è, secondo me, pericolosissimo.
Di fatto, è una diminuzione dei diritti.
E parliamo dell'ipotesi di eliminare la detrazione "familiare a carico" per incentivare l'occupazione femminile. Ma chi è quel cretino che pensa che ci possiamo bere una simile baggianata?
Il sesso femminile, in un paese fortemente maschilista come l'Italia, è penalizzato già in partenza: tra un candidato uomo e una donna, si preferisce l'uomo, a meno che la mansione sia poco remunerata.
Solo aumentando i servizi alla persona si può incrementare l'occupazione femminile.
Così com'è adesso la situazione, togliere la detrazione è solo un aumento delle tasse mascherato.
Parliamo poi degli apprendisti. Apprendisti tutta la vita, forse.
E dei contratti a termine, 36 mesi senza motivazione. Bene, mi sono detta, così avremo ondate di disoccupati a 36 mesi invece che a 12.
Io resto sempre del mio parere: è un'impresa difficilissima, ma è la mentalità che va cambiata.
In Italia si pensa sempre ai lavoratori come a bassa manovalanza da pagare il meno possibile, non c'è rispetto per la professionalità e neppure si cerca di svilupparla.
Il timore è quello di investire su una persona che se ne andrà, e non di puntare su qualcuno che, meglio formato, lavorerà meglio.
In questo clima di generale sfiducia, questa riforma non mi pare adatta a creare posti di lavoro.
Per quelli ci vogliono meno tasse alle imprese, e non meno tutele.
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