Nulla ha potuto una robusta cultura inculcata con mezzi assolutamente antidemocratici (leggi studio a memoria), niente ha potuto la consapevolezza che vedere uno spettacolo teatrale dopo aver letto il testo è garanzia di una miglior fruizione dello stesso.
Niente. Il Riccardo III di Shakespeare giace semi intonso sul mio kindle.
Mi sono ritrovata a non riuscire ad andare avanti se non di poche pagine.
Forse è colpa della traduzione, che avrebbe imbarazzato anche Vincenzo Monti, forse è colpa del fatto che non si possono leggere a comando testi così impegnativi senza averne voglia.
Fatto sta che mi sono incagliata nella lettura e sono rimasta boccheggiante a metà della prima pagina chiedendomi: - Ma cosa vuol dire questa parola?-.
Visto che la cosa si è ripetuta più e più volte mi sono allarmata.
E poi, distratta inesorabilmente di fronte a un bouquet di sanguinari inglesi del '500 che vanno e vengono e tutti si odiano, si uccidono o stanno per uccidersi o vogliono farlo.
Ebbene, cedo.
Lo mollo e domani semplicemente mi guarderò lo spettacolo.
E poi, vi saprò dire.
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