A ricordarmi che, qualcuno mi ama perdutamente, il giorno della vigilia di San Valentino, è la mia assicurazione.
L'assicurazione, per essere precisi, che la Indesit mi ha costretto a sottoscrivere, minacciando costi iperbolici di intervento e riparazione, quando il mio frigorifero, dopo un mese scarso dalla scadenza delle garanzia, mi ha abbandonata.
Il sistema è chiaro.
Ti propongono un pagamento rateale dell'assicurazione, con addebito sul conto corrente.
In cambio avrai tutte le riparazioni del caso e, se proprio non si riesce a sistemarlo, ti sostituiranno il frigorifero.
Un affare che si basa sull'assunto che tu, tra un anno, o meglio 10 mesi, non ti ricorderai più di dare disdetta nei tempi canonici e pagherai, ignaro, uno o più anni di assicurazione.
Peccato che io, dieci mesi prima, mi sia segnata la scadenza sul calendario, che abbia chiamato, dopo essermi perse nelle noticine minuscole del contratto (per fortuna sono del mestiere) per disdire.
Sembra tutto bello e facile, ma, dopo un mesetto, invece che la conferma della fine del contratto, arriva uno una serie di lettere che parrebbero confermare la continuazione della garanzia.
Naturalmente con un premio più alto...
Mi metto subito all'opera e produco una bella raccomandata di disdetta con tutti i crismi legali.
Non mi faccio mancare nulla: nemmeno la coda in posta per spedirla.
Niente da fare. L'assicurazione pare così innamorata di me, o, per meglio dire, del mio conto corrente, che stamattina mi invia, come augurio per San Valentino, l'ennesima lettera scritta in criptogrammi assicuratesi, in cui mi informa del cambiamento di una procedura d'accredito.
Visto che con le buone non riesco a venire a capo di nulla, m faccio forza, e, di umore pessimo, mi degno recarmi in banca, invece di riposare per cercare di farmi passare quel mal di testa da sinusite che mi martella da giorni.
Un bellissimo pomeriggio di vento freddo, poi, il meglio per la sinusite, mi accoglie.
In banca blocco il rid automatico.
Non vedo altre possibilità.
Mi attendo, però, una sequela mi lettere minacciose, da parte di questi "signori" che vivono così, provandoci.
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