L'animale, dotato di due ali, quattro zampette che si muovono in continuazione, con due occhi da cyber, mi sta fissando, appoggiato all'interno delle persiane del mio bagno.
"Poverino, penso ingenuamente, fuori fa freddo, e lui è rimasto intrappolato tra la persiana e il vetro chiuso. Adesso ti libero io, povera bestiolina prigioniera.".
Apro la finestra e prima solo a parole, e poi abbinando al tono di voce sempre più imperioso anche gesti e aiuti, cerco di far uscire l'insetto da casa mia.
Non ne vuol proprio sapere, però, e non posso dargli torto. Fuori è buio, fa freddo e scende una pioggerellina umida e spiacevole.
Pazienza, mi dico, domani è un altro giorno. Stanotte dorme qui e... domani fuori.
Esco dal bagno, e, dopo un po' mi segue anche il moscone.
Non che lo ami, intendiamoci, ma neppure dò fuori come quando mi si avvicina l'animale per me più schifoso dell'universo, ovvero il piccione.
Ma non ho tenuto conto del sesto senso di mia madre, acerrima nemica di ogni insetto, che detesta in particolare proprio i mosconi, che al più lieve zzzz scatta come una molla impazzita.
Sale le scale con lo stesso sguardo di Terminator.
Dov'è lo schifosone, chiede, l'ho sentito volare da sotto.
Dopo mezzo minuto esce dalla stireria con un aggeggio mostruoso, una sorta di enorme piumino per la polvere e le ragnatele alto almeno due metri. Inizia a rotearlo con foga, mentalmente inizio a benedire l'idea di non mettere lampadari, ma solo plafoniere.
Pac! Un colpo secco precipita sulla scala, Pac! un altro colpo viene vibrato appena sopra la mia testa.
Al moscone basta poco, un battito d'ali ed è già altrove.
Ricevo l'ordine perentorio di chiudere tutte le porte e spegnere le luci, tenendone una sola accesa, quella della stanza in cui verrà teso l'agguato mortale.
Con lo stesso sguardo sanguinario e omicida del micio quando assalta qualche preda, mia madre inizia a roteare il piumino come manco la spada in Guerre Stellari (mentalmente registro, proporla come figurante nel prossimo sequel).
Il risultato è che, mentre il moscone scende tranquillo al piano di sotto, il piumino atterra pesantemente sulla mia faccia.
" E' colpa tua che l'hai fatto scappare". Come no, inizio immediatamente a solidarizzare con il moscone. Non è bello che un demonio forsennato cerchi di spiaccicarti con un aggeggio peloso e polveroso come è appena capitato a me.
E penso: - Se sei furbo te ne stai quieto fino a domani e poi ti faccio evadere io.-
Ma domani è lontano, e mentre mia madre mi chiude in cucina a preparare la cena, si metta a girare per casa armata di manina schiacciamosche.
Sento che inizia a menare colpi qua e là, fendenti che cascano sulle superfici più diverse, intervallate da accidenti più o meno velati.
Finché, com'era prevedibile, la manina non plana sul vaso con dentro i fiori che mi sono comprata stamattina, appoggiato sul tavolino del salotto.
In un attimo il volume degli accidenti triplica: con una "geniale" mossa di karate è riuscita a polverizzare il vaso, seminando ovunque cocci, acqua e fiori ghigliottinati.
Del moscone, naturalmente, neppure l'ombra.
Non resta che raccogliere i cocci, asciugare l'acqua e cestinare i poveri fiori (grrr...).
Io, comunque, ho visto il moscone. E' qui da me, nascosto in un angolo.
Ma, giuro, non dirò nulla. E domattina, come un amante segreto, lo farò uscire alla chetichella.