mi separa dal momento in cui Evelina non sarà più mia collega.
Domani il suo contratto finirà, e, come la zucca di Cenerentola, svanirà con l'ultima timbratura di badge.
Lo so da qualche tempo, ma l'idea, che ho cercato di tenere lontana con tutte le forze dalla mia mente, e il dispiacere, che ho cercato di neutralizzare con la consueta apparente freddezza, si sono concretizzati ieri nell'"ultimo pranzo" e oggi nei saluti di rito.
Un velo di tristezza mi avvolge, quella delle cose che finiscono, che cambiano improvvisamente direzione, che perdi senza pensarci. Tanta è l'abitudine a poter vedere una persona quando si vuole, che non la si vede mai come si vorrebbe, non le si rivolgono le attenzioni che si dovrebbero avere, non si parla con lei abbastanza.
Soltanto quando la "mezzanotte" si avvicina ci si rende conto che non si è fatto abbastanza e si cerca di recuperare, affannosamente, talvolta, in maniera disordinata.
Qui voglio soltanto augurare a lei che quello che oggi può sembrare solo una fine indesiderata, sia in realtà un nuovo, inatteso, inizio.
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