Ma com'è bello, comodo e rassicurante, nelle cose belle e in quelle brutte, sempre le stesse, il mondo visto dal mio piccolo recinto.
Ci ho messo anni per erigere le barricate. Mattone dopo mattone, pietra dopo pietra, legno dopo legno: adesso sono qui, al buio, impegnata come sempre nel difendere lo statu quo.
E guai a chi mi vuole tirar fuori dal tunnel.
Il tunnel mi aiuta a non pensare, a non chiedermi il perchè, a rifuggere dal cambiamento.
Cambiare è faticoso. Da morire. Significa imbastire processi, cambiare regole, mettersi a nudo e guardarsi drammaticamente bene.
Perchè creare un modello nuovo di vita, quando posso acriticamente metterne in pratica uno già definito?
Io vado avanti, per inerzia, a occhi chiusi. Tanto, la strada è quella.
O almeno credo.
Faccio finta di avere cose molto importanti da fare, e, in effetti, viste da molto lontano, sono importantissime. Definisco il futuro della Nazione.
Ma, vista da vicino, la mia vita si perde in banalità.
Come quella di tutti gli altri, certo.
Ma la mia, negli ultimi anni è solo banalità.
La banalità è, però, socialmente rispettabile, perchè è socialmente innocua.
Ma la banilità uccide ogni sentimento, ogni slancio e, sì, anche le cellule cerebrali.
Faccio finta che, in futuro, ci sarà tempo per tutto, per recuperare amicizie, letture, spettacoli, pezzi di vita.
Ma, in realtà, so che non sarà così, e, in fondo, mi va anche bene perdere tutto questo, perchè non sono sicura di essere all'altezza.
Tutto sommato la vita in una scatola non è poi così male.
Si tira avanti, verso... Non so cosa ma qualcosa...qualcosa....
P.s:. non sto parlando di me.
Nessun commento:
Posta un commento