In questi giorni sono stata folgorata. Non come San Paolo, non come il Buddha, non come San Francesco, certo, ma una grande verità mi è venuta incontro.
Il desiderio di compiacere e di approvazione è ciò che sta alla base delle sofferenze lavorative dei miei colleghi. Lo vedo in tutti i loro comportamenti, quelli tipici di persone che investono, loro malgrado, troppo di sé e della loro esistenza in un lavoro la cui assenza, francamente, è qualcosa che non turberebbe più di tanto l'umanità.
Tutto il mondo gira intorno ai capricci di un frustrato che può essere un meschino despota solo tra quelle quattro mura.
Se tutta la tua vita ruota intorno a quelle, naturalmente, finisci per perdere il contatto con... la parte destra del tuo cervello! e inizi a maturare una visione distorta di te e di quello che ti circonda.
Inizi a stimarti meno, abbruttita dall'ambiente circostante, in cui c'è poco... ossigeno cerebrale.
E così, osservo ancora una volta l'orribile panzone che spara idiozie a raffica e con i suoi mezzucci triti e ritriti cerca di rovinarti la vita, facendo in modo che tu disperda una gran quantità di energie fisiche ed emotive, in modo da essere.... innocuo! In fondo la motivazione non serve in questo caso, e l'ossessione del complotto rende preferibile creare atmosfere infernali e demolire le persone piuttosto che migliorare le condizioni di lavoro per fare del nostro meglio.
Con uno straordinario spreco di potenzialità, siamo tutti intenti a sprecare molte cose, tra cui il tempo: ecco, mentre lo vedo che rotea su se stesso penso che non mi importa proprio nulla di quello che pensa di me né lui, né alcuni fantocci che abitano in questa stanza.
Li vedo per quello che sono e la loro stima non mi interessa affatto.
Perché io stessa non li stimo, e credo che non ci sia nulla da imparare da loro né professionalmente, né umanamente.
E questo è quanto.
Dal mio punto di vista, che è ora quello che conta di più, sono loro a essere poco degni.
E, una volta realizzato tutto quanto, per la prima volta, mi sono sentita libera e sollevata.
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