lunedì 14 luglio 2014

L'importanza di avere un'auto

Una lunga settimana senza Yaris: a sette giorni di distanza dalla consegna al carrozziere della mia amata macchinetta, mi trovo ancora appiedata.
 
Ho potuto così constatare quanto sia "comodo" abitare lontano dalla stazione ferroviaria e sobbarcarsi, dopo una lunga giornata di lavoro, anche una lunga camminata verso casa.
 
Intanto, è aumentato in maniera esponenziale il numero di volte in una giornata in cui consulto le previsioni del tempo online.
Giusto per sapere in che stato arriverò a casa, quanto umidiccia e prossima alla bronchite in questo mese di luglio che somiglia tanto a una fine di settembre uggiosa.
 
Sono bastati tre giorni per farmi venire mal di schiena: camminare fa bene, ma non fa bene il trasporto masserizie su e giù per Milano. Sono stata costretta ad abbandonare per qualche giorno pranzi e libri. Un dolore costante e lancinante nell'ultimo tratto della colonna vertebrale mi ha convinta della necessità di alleggerirmi.
 
Ho dovuto abbandonare anche i tacchi.
 
E' impensabile infatti farsi tre km a piedi abbarbicata su trampoli anche modesti.
E così, dal mio livello "ballerina", ho scoperto che anche il rasoterra può essere scomodo. E assai.
 
Inoltre, vivere lontano dal primo supermercato disponibile, ti fa capire, passo dopo passo, inesorabilmente, quanto siano pesanti tutti gli acquisti di beni necessari (come la Coca Cola e non scherzo!) e di quanto possa essere antieconomica la scelta del primo punto vendita disponibile.
 
Mi sento taglieggiata dai signori del Gulliver mentre cerco disperatamente un frutto o una verdura che costi meno di 2 euro al kg. E mentre arranco verso casa con una busta mostruosamente pesante mi è complicato godere della bellezza delle paperelle nello stagno dietro casa.
 
E ancor più complicato è innalzare lo spirito alla divina beatitudine della natura mentre non solo arranco sulle mie scarpette da nana con un borsone di carissimi generi alimentari, ma mi sto pure beccando anche un acquazzone.
 
E così, questa settimana, si usa la dispensa: ho passato il we a cimentarmi in improbabili piatti con quello che avevo in frigo. E così ne è uscito un cous cous che somiglia più a una paella che non a un cous cous (mi mancavano le zucchine...). Buono per carità, ma è un ibrido incredibile.
 
Dio salvi i peperoni, poi, che durano un sacco.
Mi piacciono molto, ma... sarei un po' stufa.
 
Non ci sono, però, solo aspetti negativi.
Mi sono resa conto di come la mia scatoletta mi isoli dal resto del mondo.
 
Se, per esempio, mi fossi infilata in auto, non avrei rivisto per caso una compagna di palestra e una ragazza che prima lavorava a Milano e che non vedo da una vita.
 
Oppure non avrei mai comprato dei begli orecchini ... (ehm sì, poi li ho presi) in un negozio in centro. E non avrei scoperto altri negozi.
 
Non avrei assaporato la vista mattutina del volo degli uccelli in un silenzio perfetto.
 
Insomma, tante belle cose che hanno a che fare tutte con il tempo e la calma per guardarsi intorno nello scapicollarsi fino alla stazione. Non sarei passata in libreria, per esempio.
 
Ora, però, sazia di questa importante esperienza di vita, vorrei tornare a sedermi sulla Yaris.
Non fosse altro che mi manca anche il burro e che ho provato a comprare i gelati e a portarli a casa a piedi, ma si sciolgono miseramente durante il tragitto. E poi vorrei andare al discount.
Mi stanno vampirizzando al Gulliver!
 

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