Sembrano perfino dilatarsi queste lunghe ore, dense di lavoro e vuote di significato, che passo in ufficio.
Assediata da mille incombenze, mortificata da molti ripetitivi compiti, dissanguata da mille richieste mi trovo a tu per tu con la sensazione devastante che dà la certezza che oggi sarà uguale e ieri e, purtroppo, a domani.
Correre, correre, correre, come il criceto nella ruota.
Tanta fatica mi attende ogni settimana, al lunedì mi pare un'ascesa verso una vetta impervia, e il timore di non farcela mi attanaglia fino al venerdì, quando, stremata, termino una giornata infinita.
Tutto lavoro inutile, una pantomima infinita, e mi pare di non arrivare a nulla.
Non un passo avanti, sempre la solita recita.
Sono molto stanca.
Mi sento sprecata, e, in definitiva, lo sono.
Sono allo stesso tempo eterne e troppo brevi le ore che passo lì dentro, infinite nello scandirsi sempre uguali a loro stesse, e scivolate via, mentre mille cose incombono.
Non è questa, in definitiva, la noia?
Mi sento malata di mille cose non sbocciate.
Che noia, che peso, vivere un'altra giornata senza scopo, senza progresso, in definitiva, senza pace.
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