giovedì 23 ottobre 2014

Sospesi sull'orlo del baratro

Quando, con esattezza, mi sono resa conto che, senza eccezione alcuna, tutti e sei siamo, ognuno a modo nostro, ben oltre il limite di sopportazione?
 
Quando, una notte qualsiasi tra domenica e lunedì mi sono svegliata di soprassalto, madida di sudore, con il cuore che batteva a mille. Brandelli di sogno mi accompagnavano alla coscienza, intanto mi trovavo pian piano riportata alla realtà in un letto che denunciava l'agitazione del sonno attraverso le sue coperte scomposte.
 
Nel sogno stavo elencando, tra me e me, tutti gli elementi che potevano giustificare di fronte a me stessa, la mia assenza al lavoro, mal di gola, un terribile mal di schiena, mal di testa, attacco di ansia... tutte cose che avevo in effetti, in quel momento.
 
E così ogni notte, per settimane e settimane di fila.
 
Non è necessario chiedere ai colleghi. Siamo tutti esauriti, c'è chi lo dà a vedere di più e chi di meno, chi riesce a controllarsi di più e chi meno. A che prezzo, poi, lo sappiamo, e nemmeno troppo bene, solo noi.
 
Siamo tutti nervosi, tutti, sempre, di cattivo umore.
Intrattabili, e quanto è peggio, intrattabili verso noi stessi.
 
A vederci da fuori regna un silenzio spettrale. Anche in piena estate l'aria è gelida. Ognuno con lo sguardo fisso sullo schermo del suo pc, ognuno impegnato a fare i conti con la propria insofferenza.
 
L'atmosfera è pesante, quasi densa. Si respira il fastidio e ormai l'intolleranza a trovarsi chiusi lì dentro è palpabile. Il tempo scorre lento, troppo lento. I minuti paiono eterni, come se un orologiaio crudele avesse alterato il normale corso del tempo.
 
Mi sento scalpitare già nel primo pomeriggio. Non è neppure più il lavoro in sé, o forse anche quello.
 
Il peso, sento fisicamente il peso di tutta quella montagna di lavoro inutile che svolgo.
Mail, quintali di mail, fasci di quesiti, valanghe di osservazioni, di richieste di chiarimenti...
 
Il tempo passa, la pressione aumenta: avessimo saputo che saremmo finiti a occuparci di questioni così marginali, penso, non avremmo nemmeno varcato la soglia di questo posto. Giunti davanti alla porta saremmo scappati a gambe levate.
 
E ci saremmo salvati, davvero, la vita. Avremmo avuto altre opportunità, che, ora come ora, latitano.
 
Tempo fa una ex collega ha detto che questo è un buco nero. Ti accoglie, ti attrae e... ti succhia tutta la vita e la competenza che avevi.
 
In questo momento siamo tutti delle scatolette vuote, senza competenza alcuna da proporre al mercato del lavoro, troppo vecchi e troppo giovani per tutto. Siamo senza professionalità, anche se di conoscenze ne abbiamo e anche di volontà.
 
Tutti incatenati alla scrivania e vessati dal solito noto che ha il potere di renderci infernale la vita.
La gestione di questo pazzo e dei mostriciattoli che ha saputo creare in tanti anni di vessazioni mi porta via buona parte delle energie. E poi sono ossessionata dalle mail: quintali di mail, valanghe di mail, strati di mail, sono arrivata ad odiarle. E a odiare quelli che li spediscono.
 
E' come osservare l'acqua immobile di uno stagno.
Sopra è tutto calmo, ma chi la conosce bene può vedere le forti correnti che la animano nel sottostante.
 
E l'attesa riguarda chi sbotterà per primo. Perché prima o poi succederà. La sensazione è quella di essere seduti su una pentola a pressione, senza valvola.
 
Mi preoccupa non solo come comincerà, ma anche come andrà a finire.
Solo, non vorrei essere io quella che comincia, ecco.
E neppure quella che finisce, perché, e credo di non sbagliarmi, non finirà bene.
 
 
 

mercoledì 24 settembre 2014

Morbido incontro mattutino

Cari amici dei gatti, oggi inizio di giornata con giubilo.
Vicino alla macchina mi aspettava il miciotto, bello tondo e affettuoso, che si ingozzava delle crocchette che ogni giorno un vicino amante dei gatti fornisce graziosamente ai miciottoli. Che bello affondare le mani nel pelo morbido di miciotto!
 
Un ottimo inizio di giornata l'incontro con il mio preferito, che davo per disperso, e che, invece, secondo me è andato in ferie, tornando bello grassoccio.
 
Micciotto mi piace tantissimo: rotondo, bianco e rosso e pacioccoso se non ci fosse il Teo sarebbe già sul mio divano.
 
Ma ciò non toglie che potrei portargli una bella colazione mattutina...
 
Miao!

domenica 21 settembre 2014

Un lieve senso di esasperazione

Ho appena aperto gli occhi, è domenica mattina e mi ritrovo con una congiuntivite causata da cosmetici sbagliati. Mi trascino in bagno e, non faccio in tempo a varcarne la soglia, che vengo placcata da mia madre.
 
Ho un progetto ben preciso per la mattinata, e vorrei che non succedesse come ieri, giorno in cui, purtroppo, i miei programmi pomeridiani sono andati a farsi benedire a causa di esigenze materne.
 
E, comunque, nessuna cosa può essere discussa prima di essersi lavati la faccia e aver bevuto un caffè.
 
Nelle ultime settimane, a causa di un progetto in cui sono stata, mio malgrado, coinvolta, mi trovo alle prese con un vero e proprio ingorgo lavorativo, in cui sfrutto i ritagli di tempo per fare il mio lavoro vero e proprio. Sono sempre in affanno, e, inutile dirlo, sempre in tensione a causa delle numerose richieste che mi vengono pressoché da chiunque.
 
La scadenza si avvicina e io sono sempre più in difficoltà a tenere insieme i pezzi, lavorativi e non.
 
Niente da fare: incursione in bagno di tutta la famiglia, gatto compreso.
 
Impossibile far capire che si desiderano solo dieci minuti per riprendere contatto con il mondo.
 
In tutte queste ore mia madre ha taciuto, credo, soltanto mentre aveva la bocca piena a tavola (menù di oggi due piatti diversi, perché voleva il riso). Poco fa è venuta a lamentarsi mentre stavo stirando che stipo le cose che poi si spiegazzano ed è inutile tutta la sua fatica.
 
Ma i motivi possono essere infiniti: non c'è pace mentre spolvero, mentre pulisco a terra, mentre sto mettendo a posto, mentre faccio qualsiasi cosa. Possono essere le finestre aperte/chiuse, o chissà che altro.
 
Mi chiedo spesso perché non si occupi di qualcosa che non sia seccare il suo prossimo con delle scemenze. Mi ricordo, poi, che queste sono le cose che occupano unicamente la sua giornata.
 
E io sono vagamente nervosa: ci metto il triplo del tempo a fare tutto, perché ha la diabolica capacità di essere nel metro quadro che devo occupare per fare un certo lavoro.
E più hai fretta e più è appiccicata.
 
Mi servirebbe una mezz'ora di pace, di silenzio e di solitudine. Intanto mi sforzo di mantenermi calma, ma mi costa moltissima fatica.
 

martedì 16 settembre 2014

Noia

Sembrano perfino dilatarsi queste lunghe ore, dense di lavoro e vuote di significato, che passo in ufficio.
 
Assediata da mille incombenze, mortificata da molti ripetitivi compiti, dissanguata da mille richieste mi trovo a tu per tu con la sensazione devastante che dà la certezza che oggi sarà uguale e ieri e, purtroppo, a domani.
 
Correre, correre, correre, come il criceto nella ruota.
Tanta fatica mi attende ogni settimana, al lunedì mi pare un'ascesa verso una vetta impervia, e il timore di non farcela mi attanaglia fino al venerdì, quando, stremata, termino una giornata infinita. 
 
Tutto lavoro inutile, una pantomima infinita, e mi pare di non arrivare a nulla.
Non un passo avanti, sempre la solita recita.
 
Sono molto stanca.
Mi sento sprecata, e, in definitiva, lo sono.
 
Sono allo stesso tempo eterne e troppo brevi le ore che passo lì dentro, infinite nello scandirsi sempre uguali a loro stesse, e scivolate via, mentre mille cose incombono.
 
Non è questa, in definitiva, la noia?
Mi sento malata di mille cose non sbocciate.
Che noia, che peso, vivere un'altra giornata senza scopo, senza progresso, in definitiva, senza pace.

lunedì 15 settembre 2014

E poi sono le donne quelle incomprensibili?

Mi risulta difficile capire gli uomini.
Il senso comune vuole che sia il gentil sesso a essere balengo e a cambiare idea con la facilità con cui una banderuola cambia direzione al vento.
 
Ma siamo sicuri?
 
Voi che dite di uno che passa anni a fare allusioni, a farti complimenti, dichiarazioni plateali, inviti a tutto spiano, che scatena anche i colleghi...
E che tu non prendi sul serio perchè ti sembra così plateale da essere una presa in giro.
 
Finchè poi, all'ennesimo invito, ti viene il dubbio che, forse, potrebbe non essere una presa in giro.
Ci pensi, e ci ripensi.
Poi ci pensi ancora.
 
E ci ripensi. Tutto sommato, dopo un'analisi dei reciproci interessi, potrebbe anche funzionare.
Non ti dispiace la "confezione".
 
Certo, dopo tanti anni di conoscenza, vedi chiaramente i difetti (di certo non tutti, perchè finchè non ci vivi...).
 
Ma questo proprio non lo avevi messo in conto: che, di fronte a un affettuoso incoraggiamento, precipitasse nel limbo.

Ovvero, zero assoluto.
Silenzio e immobilità.

E quindi sono davvero incavolata. Mi sento vagamente presa in giro, per cui sono seriamente incarognita.
 
Il nervoso che mi danno le persone che hanno paura del successo più di quello del rifiuto è incommensurabile. E lo concretizzerei volentieri in una serie di improperi e lanci di oggetti.
 
Altrui, ovvio.




sabato 6 settembre 2014

Invisibile

Mi sembra di camminare immersa in una bolla d'aria opaca.
Il mondo intero, intorno, sembra ignorare la mia presenza.
Anzi, quanto di peggio, sembra proprio non vedermi avanzare per strada.
 
Invisibile.
Mi sento invisibile al mondo.
 
Davanti a me la solita, triste, eterna giornata fatta di spiacevole nulla.
E, al termine di quest'ultima, ancora il nulla.
 
Dev'essere questo invecchiare.
Dev'essere il non essere più visti, il non essere più cercati.
 
Neppure, come dice qualcuno, la fine delle illusioni.
 
La fine della speranza, o forse, la fine della ragionevole attesa di qualche altra opportunità.
 
Mentre le stagioni scorrono, le tue opportunità terminano.
 
Disperatamente ci si aggrappa al "resto". Ma quando anche il resto non è più un diversivo dell'anima, quando l'attesa è solo un eterno passare il tempo, a cosa ci si può aggrappare?
 
Solo giornate dopo giornate, senza nulla all'orizzonte, nulla che si voglia.
 
 

sabato 30 agosto 2014

Pulizie dell'anima

Il titolo mi ha immediatamente attratta: "Manuale di pulizie di un monaco buddhista: Spazziamo via la polvere e le nubi dell'anima", scritto da un monaco giapponese Keisuke Matsumoto.
 
E, naturalmente, questo titolo è andato immediatamente a ingrassare il mio Kindle.
 
Ho letto con piacere le pagine tranquillizzanti del libro.
Già da molto tempo convinta che fare i mestieri sia un potente antidoto nei confronti della confusione e della indecisione, ho trovato grande serenità leggendo le pagine di questo testo.
In modo straordinariamente semplice, mette l'accento sulla corrispondenza tra disordine e sporcizia dell'ambiente in cui viviamo e disordine e imperfezione della nostra anima.
 
Tenere in ordine la nostra casa e la nostra persona equivale a tenere in ordine la nostra anima.
 
Nel percorso buddista verso l'illuminazione,  l'assenza di passioni e la tensione verso la perfezione è importantissima.
 
Spiegando come, ogni giorno, i monaci si occupano della manutenzione del tempio, cerca di invogliare il lettore a prendersi quotidianamente cura dell'ambiente in cui vive.
 
La perfezione si può raggiungere solo con una costante disciplina.
 
Affronta poi anche il tema dell'eccesso di oggetti intorno a noi, che finiscono per inquinare il nostro animo. Stordirsi con un pieno di oggetti equivale spesso a ottenebrare la nostra anima, spingendola in un turbinio di passioni che la allontanano sempre più dall'illuminazione.
 
Non posso che essere sensibile a questo aspetto: dopo una vera e propria indigestione di oggetti a carattere di compensazione, da tempo mi sento oppressa dai medesimi, che rendono davvero un'impresa la gestione degli spazi.
 
E' una lettura scorrevole, chiara, semplice, ma apportatrice di serenità.
 
Termino con quella che, a mio parere, è una grande verità: chi tratta con indifferenza e disprezzo le cose, finisce per applicare lo stesso metodo anche alle persone.