Da più di 15 giorni il tuo posto a pranzo è vuoto.
Oh, una delle tante sedie, certo, non una in particolare. Il tuo posto al nostro tavolo è vuoto, e il tavolo mi pare orfano senza di te.
Strano, mi dico, non è che parlassi per ore, che raccontassi chissà che, e certo non eri un esempio di cucina creativa. Anzi, in alcuni periodi, in passato, ho tanto desiderato di non incrociarti, di non incrociare più nessuno, per dare pace al mio animo sballottato e tormentato.
I giorni sono scivolati e con essi sono arrivate cose nuove, cose belle, cose brutte, e tante cose finte.
Ora mi rendo conto di quanto fosse rassicurante la tua presenza.
Regolare, quasi scontata, quasi rituale nella sequenza dei movimenti.
E quanto la aspettassi.
E adesso che non c'è niente e nessuna da aspettare, nemmeno il tuo pensiero mentre io scendo, la noia e un senso di vuoto si creano nelle mie giornate, un senso di fastidio profondo di fronte al ciarliero rifiorire dei gelosi.
Mi manchi, e non c'è cosa peggiore di un risveglio di soprassalto e rendersi conto di quanto pesi un'assenza.
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