sabato 30 agosto 2014

Pulizie dell'anima

Il titolo mi ha immediatamente attratta: "Manuale di pulizie di un monaco buddhista: Spazziamo via la polvere e le nubi dell'anima", scritto da un monaco giapponese Keisuke Matsumoto.
 
E, naturalmente, questo titolo è andato immediatamente a ingrassare il mio Kindle.
 
Ho letto con piacere le pagine tranquillizzanti del libro.
Già da molto tempo convinta che fare i mestieri sia un potente antidoto nei confronti della confusione e della indecisione, ho trovato grande serenità leggendo le pagine di questo testo.
In modo straordinariamente semplice, mette l'accento sulla corrispondenza tra disordine e sporcizia dell'ambiente in cui viviamo e disordine e imperfezione della nostra anima.
 
Tenere in ordine la nostra casa e la nostra persona equivale a tenere in ordine la nostra anima.
 
Nel percorso buddista verso l'illuminazione,  l'assenza di passioni e la tensione verso la perfezione è importantissima.
 
Spiegando come, ogni giorno, i monaci si occupano della manutenzione del tempio, cerca di invogliare il lettore a prendersi quotidianamente cura dell'ambiente in cui vive.
 
La perfezione si può raggiungere solo con una costante disciplina.
 
Affronta poi anche il tema dell'eccesso di oggetti intorno a noi, che finiscono per inquinare il nostro animo. Stordirsi con un pieno di oggetti equivale spesso a ottenebrare la nostra anima, spingendola in un turbinio di passioni che la allontanano sempre più dall'illuminazione.
 
Non posso che essere sensibile a questo aspetto: dopo una vera e propria indigestione di oggetti a carattere di compensazione, da tempo mi sento oppressa dai medesimi, che rendono davvero un'impresa la gestione degli spazi.
 
E' una lettura scorrevole, chiara, semplice, ma apportatrice di serenità.
 
Termino con quella che, a mio parere, è una grande verità: chi tratta con indifferenza e disprezzo le cose, finisce per applicare lo stesso metodo anche alle persone.
 
 

mercoledì 27 agosto 2014

Quei genitori di troppo

Hai già i tuoi di genitori e sei, inequivocabilmente grande. 
Non hai quindi necessità di averne di scorta.

Si dice che gli amici si riconoscono nel momento del bisogno. Molti falsi amici scappano quando sei in difficoltà.

Ma c'è un'altra categoria molto insidiosa: quella degli amici che ci sono solo nel momento del bisogno.
Pronti prontissimi finché siete in crisi: con il lavoro, con i parenti, con il marito, con altri amici, con voi stessi.

Sempre lì a confortarti, a consigliarti, a dirti come e cosa devi e non devi fare.

E qui sta il punto: sono genitori aggiuntivi ai vostri, per altro spesso molto più discreti ed empatici. Avanzano come bulldozer, implacabili, senza tener conto della tua  individualità. Piano piano inizieranno a influenzarti (o a cercare di farlo) non solo su quanto concerne il tuo problema, ma anche su cose che non c'entrano.

Vivono e nutrono la loro autostima con i consigli che ti danno: si sentono così superiori, bravi, capaci.

Il ritorno alla normalità, che prima o poi c'è, limette in fuga. Non reggono il confronto con una persona adulta. Non solo, non tollerano la minima critica, la minima osservazione.

E cercheranno di rigirare le frittate dandoti la colpa di non si sa che.
La colpa della fine di un rapporto che non riescono più a sostenere la daranno a te, prendendo al volo la prima scusa più o meno plausibile.

Lasciagliela e lasciagli tutti i consigli e le paranoie.
Meglio girare i tacchi e impiegare energie e tempo altrimenti.

martedì 26 agosto 2014

Con le mani nella marmellata

Arriva fresco e bello, più rotondo che mai. Il nostro Ciccio nazionale entra in azienda dopo le 14, naturalmente impegnato a blaterare al cellulare e senza aver dato alcuna notizia di sé.
 
Non un messaggio, non una mail.
Scomparso.
 
Entra dal retro camminando a gambe larghe e, fatti tre metri, si trova quasi faccia a faccia con la sottoscritta, impegnata a sorbire un caffè disgustoso alla macchinetta del pian terreno dopo il pranzo.
 
Sgrana gli occhi, inorridendo, ma senza smettere di parlare.
In pochi secondi diventa rosso come un peperone e mima il gesto del "cosa ci fai qui".
 
E poi scompare, lui e il suo telefono.
 
Ricompare dopo una ventina di minuti, dopo essersi imboscato nel suo ufficio per riaversi dalla sorpresa.
 
- Eh, ma si ricomincia già? Ma ci siete tutti, no perché io ero convinto che tornaste settimana prossima. No, per carità, sono contento di vedervi, ma... Mi ero pianificato una settimana di ferie la prossima. C'è già produzione? -
 
Con uno sguardo di morte bofonchia: - Eh, ma allora la settimana di ferie... No perché sono due notti che non dormo, e poi ho passato delle brutte ferie, non ho staccato mai, ho fatto da colf ai miei figli e a mia madre...-
 
Intanto noi lo contempliamo in silenzio.
 
Te lo dico io mascherina: tu pensavi di venire pro-forma questa settimana un paio di ore a fare un tubo e poi di darti alla macchia del tutto la settimana dopo, e chi si è visto si è visto.
 
E noi (e manco tutti) qui a sgobbare.
 
Dopo diverse scuse torna a rinchiudersi nei suoi appartamenti, mentre noi affoghiamo nelle cartacce.
 
Dietro a lui l'ultima scusa: - Eh, mia mamma non sta bene...-.
Quella povera donna che tira sempre in ballo e soffre tutto e si rompe ogni due per tre.
 
A Lourdes in ferie la devi portare, non al lago!