Ci sono essenzialmente due modi di leggere Orgoglio e pregiudizio, uno legato alla vicenda e un altro focalizzato sulle atmosfere e sull'ironia della scrittrice.
In genere, la prima volta in cui una liceale mette il naso nel libro della Austen (e se lo trova incollato alle pagine fino alla fine) è alla vicenda che bada, ansiosa di arrivare al termine della storia, sperando in un lieto fine.
Quello che non sa è che quel maledetto libro e la perniciosa malattia del principe azzurro se le porterà dietro per tutta la vita. Più o meno consapevolmente ognuna di noi ha un suo "tipo" di principe azzurro, ovvero quel tipo di uomo che insegue e che, talvolta tenta inutilmente di ritrovare in una serie di fantocci che incrociano la sua strada (meglio non continuare).
Un genere di uomo, possiamo chiamarlo prototipo, che vive quasi di vita propria rispetto agli esseri in carne e ossa, una sorta di fantasma che permea le nostre fantasie e spesso, scherma o sostituisce la realtà. Un fantoccio da cullare e vezzeggiare, una maschera da far indossare forzatamente ai poveri esseri umani che si incontrano.
Un eccesso di fantasia, insomma, che con energia inesauribile ci fa cercare un soggetto che diventi oggetto delle nostre fantasie.
Come si costruisce un Principe azzurro?
Diciamo che si costruisce da solo, usando la fervidissima fantasia del soggetto sognante. A questa va aggiunto: un pizzico di noia, una spolverata di solitudine, un tocco di ingenuità e, talvolta, un imbarazzante rifiuto della realtà.
C'è chi ama l'uomo dal fare impositivo e maschile, il macho per eccellenza, chi preferisce il bellone e chi l'amicone.
Io, invece, amo il genere orsacchiottone, ovvero il maschio apparentemente innocuo, tranquillo e non votato alla corsa sfrenata alla gonnella più corta. Non amo il maschio patinato, quello, per intenderci, bardato con tutte le firme d'ordinanza, che frequenta i posti giusti, la gente giusta e che tiene più al suo bicipite che alla mia incolumità fisica.
Quindi, già partendo così, sbaglio.
Sbaglio per principio: non ci sono uomini innocui.
Ci sono uomini che "sembrano" innocui.
Ma tutti gli uomini, ma proprio tutti, amano vezzeggiare il proprio ego con una bella sventolona a fianco. Alcuni sono anche in grado di amare e apprezzare la tua bellezza interiore, certo, ma lo fanno molto meglio partendo dalla tua bellezza esteriore, che ci deve essere.
E poi, ho un debole per gli intellettuali sensibili.
Con queste premesse sono già in pole position per prendermi una fregatura colossale.
Avete idea di quanti cialtroni pseudo colto/artista ci siano nel sottobosco di alcuni ambienti?
Moltissimi, tanti quanti i granelli di sabbia su una spiaggia caraibica.
Ad aver fascino, per me, è probabilmente la luminosa attrattiva delle loro ambizioni e dei loro interessi intellettuali. Il perché è presto detto, perché io sono un'intellettuale, ovvero il mio approccio all'esistenza è di questo tipo: mi piace sapere il perché delle cose, vedere come funzionano e da cosa si originano. Non si tratta solo di avere a che fare con un essere "pieno di nozioni", ovvero colto. Quello che mi intriga di più è la curiosità e la capacità di aprirmi nuovi orizzonti, farmi conoscere delle cose diverse, non imbottirmi di cultura take away.
La curiosità è l'altra faccia della noia, e io che vengo da un posto noioso, fatto di vite noiose e perfino di fantasie noiose come le canzoni degli 883, mi esalto subito all'idea di prospettive diverse.
Che bello, gracchia la mia testa scema e piena di nuvole, perdersi in alta montagna a osservare la marmotta... senza tener conto del fatto che 1) soffro di vertigini 2) detesto camminare in salita 3) ho il menisco malconcio 4) la marmotta dovrebbe venire a presentarsi direttamente da me per far sì che io la riconosca tra le altre bestie 5) odio il freddo, la polenta con il capriolo (orrore!) e gli scarponi che fanno venire le vesciche.
Questo per darvi un'idea.
Un'idea del fantasma che mi impedisce di apprezzare, forse, delle persone "normali" ma a modo loro eccezionali.
Peccato che con il mio essere di indole inquieta il quieto fascino delle normalità abbia poca presa.
E dunque, via con i casi umani, i tanti squinternati che ho incontrato e che, francamente, mi chiedo da dove siano usciti.
Ora sono nella fase dissipa il fantasma: ovvero, una volta riconosciuto l'inganno evita la fregatura.
Come si fa? Oltre a riconoscere i tratti salienti del mio naturale "candidato fantasma o principe" è con la conoscenza approfondita e continuata che la leggenda si sfata.
Perché solo non conoscendo bene una persona si riesce a incastrarla in un abito che non è il suo, in una personalità che non è la sua.
Purtroppo (o per fortuna, dipende dai casi) la fantasia non resiste alla realtà. E talvolta la realtà può anche sorprendere più della fantasia, in un mondo bidimensionale fatto solo di aspettative unilaterali.
Il fatto è che per realizzare questo tipo di conoscenza serve tempo e coscienza di sé, due cosette non proprio da nulla....
Nessun commento:
Posta un commento