Ammetto di avere un debole per Toni Servillo.
Ammetto anche di aver apprezzato una rappresentazione di stampo tradizionale, adatta a una ignorante come me. Una versione rassicurante, senza sbavature, essenziale nella sceneggiatura.
E poi ho anche un debole per il bianco, colore assoluto sul palco, per far risaltare gli attori in una luce quasi abbagliante.
Si è riso, io un po' meno alla fine.
La storia è quella di una leggera patina di vernice di rispettabilità, spazzata via da un sogno quanto mai reale che nasconde un assassinio.
Solo un sogno, ma così vero da provocare un cataclisma nelle vite dei protagonisti.
Una famiglia in cui tutti pensano possibile che uno o più congiunti si siano macchiati di un delitto. E non si salva nessuno, nemmeno il fratello del protagonista, pronto a vendere per due soldi fratello, legame affettivo e seggiole.
E alla fine l'onesta famigliola progetta davvero un omicidio, per tacitare l'accusatore.
Rivelando quel poco di buono che è, dietro i panni decorosi, dietro le maniere fasulle.
Applausi, risate. Io un po' meno.
Le squallide vicende di eredità mi tormentano, e quindi trovo assai poco comica la questione.
Pur capendola assai bene.
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